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22/10/25

AL SUO POSTO: UN MONDO RIBALTATO, PER SCUOTERE UNA SOCIETÀ DA RICREARE

 

Al "Fringe Festival" di Catania un potente spettacolo di "TeatRing"

 

© photo Santo Nicolosi

Nella prima settimana del Fringe Catania Off International Festival è andata in scena, Al Palazzo Scammacca del Murgo, la pièce teatrale Al suo posto, prodotta dalla compagnia milanese “TeatRing, per la regia di Marianna Esposito.

La scenografia è molto essenziale: quattro sgabelli, un tavolo di una qualsiasi sala da tè, o di un bar, dove periodicamente si riuniscono quattro amici allo scopo di decidere insieme una data in cui andare alle terme, mentre si confidano, condividendo le difficoltà delle loro vite quotidiane e i segreti che nessuno vorrebbe mai confessare.

Il tentativo di trovare una data comune per la giornata alle terme non è altro che un espediente per rivelare al pubblico le dinamiche relazionali che i protagonisti vivono con le loro partners e con le donne in generale: c'è chi non riesce a liberarsi dai suoi impegni perché sua moglie non è disposta a condividere gli oneri genitoriali con lui, chi non lo fa perché ha paura di essere licenziato da una dirigente d'azienda che, dopo il rifiuto delle sue avances, è pronta a declassare il suo dipendendente, tenendolo sotto scacco, chi preferisce non andare alle terme per passare un week end con un'amante manipolatrice e bugiarda, chi si dedica a realizzare il suo (?) sogno di avere una figlia con la partner, affrontando cure mediche delicate.

Come possiamo constatare, quelle appena elencate sono delle situazioni che "normalmente" vivono le donne. La penna di Marianna Esposito ha infatti regalato al pubblico una storia originale che si svolge in una sorta di universo parallelo, nel quale a spadroneggiare è una cultura matriarcale, e non patriarcale. Sono gli uomini a subire dunque gli stereotipi di genere, le discriminazioni, gli abusi sia fisici che psicologici.

Libero Stelluti e Giulio Federico Janni - © photo Emanuele Limido


Sono gli uomini a dover lottare per i loro diritti e per la parità di genere, contro la paura di invecchiare. A dover comprendere di essere i padroni assoluti dei loro corpi. Perfino il linguaggio viene ribaltato in questo mondo al contrario. Nell'ambito delle carriere professionali si parla ad esempio "di quote azzurre", e non "di quote rosa". Il pubblico riderà di fronte a espressioni come "oh dea!", o "non si può avere la botte piena e il marito ubriaco". Ma non è soltanto la naturalezza ilare con cui i personaggi le pronunciano a suscitare il riso del pubblico, bensì il fatto che per tutti noi, attori e spettatori, è usuale ascoltare molte parole declinate al maschile, ed è consueto pronunciare come degli automi luoghi comuni apparentemente innocenti, ma in realtà impregnati di stereotipi di genere, e fortemente radicati in noi.

Se dunque tali parole ed espressioni vengono capovolte, o riferite a una categoria solitamente immune da esse, diventano desuete, e tutto ciò che è insolito può diventare materiale per l'ironia, la comicità e l'Ilarità di gruppo. Ebbene, questo ci costringe a porci delle domande: cos'è normale? E come abbiamo fatto a normalizzare certe convinzioni, persino le storture del linguaggio scritto? Come è possibile che i pregiudizi che abbiamo consolidato noi per primi, e che soltanto da qualche decennio a questa parte generano la rabbia e la ribellione di una fetta più ampia della popolazione mondiale, suscitano la nostra ilarità, se semplicemente vengono ripetuti, ma per una volta colpiscono il genere privilegiato?

"Al suo posto" è dunque un'opera tragicomica, capace di divertire ma anche di far riflettere, di commuovere e di scuotere le nostre coscienze e le nostre certezze sin dalle fondamenta. Questo grazie a un testo tanto leggero quanto incisivo, e a dei performer che non imitano le donne, ma si calano nei loro panni, e in modo più che credibile, con delicatezza e sensibilità, ma anche dimostrando ottime doti attoriali sia nelle sfumature leggere della storia e sia in quelle più drammatiche. E che interpretano personaggi ben caratterizzati, grazie alla scrittura encomiabile della regista.

Il ritmo della storia è scandito da una radio che di tanto in tanto si sovrappone alle voci dei protagonisti, raccontando fatti di cronaca speculari ad altri accaduti realmente. Esemplare, al tal proposito, è la vicenda di un personaggio inventato, la Ministra Trillo, la cui figlia è indagata per stupro di gruppo. La realtà microsociale del quotidiano è da sempre intestata nel più ampio contesto storico e socioeconomico, a sua volta influenzato dalla cultura che parte "dal basso". Anche questo è un aspetto della nostra società che lo spettacolo mette in luce, trasponendolo in un mondo parallelo ma simmetrico al nostro.

Giulio Federico Janni - © photo Emanuele Limido


Durante la pièce gli anni si susseguono, e i protagonisti continuano a ritrovarsi nello stesso posto, portando con sé lo stesso bagaglio di situazioni tossiche dalle quali non riescono ad allontanarsi, e che non riescono a riconoscere come dei reali problemi, anche se poi la loro sofferenza sviscerata e condivisa li tradisce.

Perché non è facile per una vittima riconoscersi tale, non è facile scardinare le convinzioni, anche le più subdole e apparentemente innocenti, che si insinuano nel nostro sentire comune, quindi nel nostro modo di intendere e di vivere le relazioni tra i sessi, e i rapporti umani in generale.

Ed ecco la missione che Marianna Esposito si propone portando in scena il suo testo: ha creato un mondo ribaltato proprio perché c'è bisogno di ribaltare la cultura di cui è permeata la nostra società. Ribaltare, non creare dicotomie, stabilendo irrevocabilmente chi sono le persone buone e chi invece è il male. Questo spettacolo non mira a puntare il dito sugli uomini e sulla cultura maschilista. Non vuole tanto o solo denunciare. Vuole sradicare le narrazioni tossiche. Sradicare per piantare nuovi semi.

L'obiettivo è stato centrato, e non c'è da stupirsi che "Al suo posto" abbia vinto il bando "6controlaviolenza", indetto dal Comune di Milano, né che abbia fatto sold out nella sua città e che sia stato accolto con entusiasmo anche dal pubblico catanese, e che abbia ottenuto negli anni un successo notevole tra la critica e gli spettatori, spesso anche molto giovani. Ci auguriamo che la compagnia "TeatRing" possa continuare a diffondere la sua arte impegnata e capace di nutrire le coscienze.

 

AL SUO POSTO

 

con Diego Paul Galtieri, Giulio Federico Janni, Francesco Meola, Libero Stelluti. Aiuto Scenografia: Stefano Zullo. Aiuto regia: Francesca Ricci.

 

Regia di Marianna Esposito

 

 

Francesca Sanfilippo