Antonio Caruso è “Alcibiade” nell’omonima novità assoluta di Renato Pennisi per la regia di Salvo Nicotra alla Sala Magma di Catania

Antonio Causo Alcibiade foto Nicotra
Che su molta parte delle vicende umane la storiografia non sia univoca è cosa acclarata; figurarsi se lo potrebbe essere su quelle di Alcibiade (circa 450-404 a. C.). Per com’è stata tramandata, comunque, l’importanza del “personaggio” è comparabile in “quantità” con le sue contraddizioni, tutte o in parte vere, tutte o in parte false che siano. Sembra chiaro che fosse proiettato in quel “nuovo mondo” che poneva in primo piano l’uomo («misura di tutte le cose») e se stesso. L’empietà dei sofisti e di Socrate (di cui fu discepolo) era in lui più o meno latente, talora esasperata e “manipolata”, nelle affermazioni ed esplicita nei comportamenti, sposandosi perfettamente con un certo senso di sacralità di cui riteneva fosse dotata la sua persona. Per ragioni inverse, era facile ai suoi avversari tramutare questi atteggiamenti in pretesti per accusarlo e privarlo delle prerogative possedute e persino di condannarlo a morte. In qualche modo erede di Pericle, visse durante lo svolgimento dell’interminabile  guerra del Peloponneso, combattuta da spartani, ateniesi e loro alleati per il predominio sull’intera penisola. Si tratta di una pagina di storia che interessa profondamente anche la Sicilia, poiché una delle intuizioni di Alcibiade fu quella di attaccare Siracusa, fondamentale alleata di Sparta, avvalendosi di quella porzione di Sicilia che parteggiava, invece, per Atene (Catania, l’Atene della Magna Grecia, in testa). Per una serie di eventi che sono raccontati (in sintesi) nello spettacolo, quel progetto non sarà portato a termine dal suo ideatore e terminerà con la disfatta degli ateniesi.
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