Qualche notizia sulla donna che sfidò la morale comune indossando "abiti maschili"
Per molto tempo si è creduto che la prima donna in Europa ad aver indossato i pantaloni fosse stata George Sand, letterata nata e vissuta a Parigi durante il Romanticismo, e il cui vero nome era Aurore Lucile Dupin. Ma sappiamo da fonti accreditate che il primato circa questo gesto rivoluzionario va attribuito a Francisca Massara.
Della sua vita non abbiamo molte notizie, sappiamo che era siciliana ma non possediamo dati circa la sua città di origine. Si sa per certo che nel 1698 indossa "abiti maschili", suscitando scalpore fra i suoi contemporanei in quanto, prima che i pantaloni entrassero a far parte del guardaroba femminile, e prima che una donna potesse indossarli senza andare incontro alla gogna sociale, si dovrà aspettare il ventesimo secolo.
Già dai primi movimenti per l'emancipazione femminile, diffusi in America nei primi decenni dell'Ottocento, il problema del disagio dell’abbigliamento femminile era stato affrontato da molte intellettuali dell'epoca. Un esempio di questo fermento culturale si incarna nella personalità di Amelia Bloomer, scrittrice e attivista per i diritti delle donne, nonché pioniera della nuova moda femminile.
La Bloomer propose, nella sua rivista "The Lily”, nuovi capi d’abbigliamento femminili molto più comodi delle gonne, dei corpetti e di tutto ciò costituiva allora l'abbigliamento del gentil sesso, sostenendo che cambiare stile di abbigliamento potesse essere per le donne un'importante forma emancipazione dalla morale comune. Riuscì a far esportare in Europa i Bloomers, pantaloni larghi sulla coscia che si stringevano alla caviglia, coperti per metà da una tunica, ma il nuovo indumento incontrò non poche difficoltà prima di affermarsi, in quanto chiunque osasse indossarlo per strada cadeva vittima di ingiurie e di scherno.
Nei primi del Novecento furono indossati dalle donne durante i due conflitti mondiali, ma non certo per ragioni inerenti all'uguaglianza di genere. Quando gli uomini partivano in guerra le donne dovevano sostituire i loro mariti al lavoro, e per svolgere determinate mansioni era necessario indossare abiti comodi. A partire dagli anni sessanta, grazie anche alla diffusione dei jeans, l’uniforme del movimento hippy, l’uso del pantalone da donna iniziò lentamente a diffondersi su larga scala fino a diventare una consuetudine socialmente approvata e, in seguito, un capo di abbigliamento immancabile nell'armadio di ogni donna.
Alla luce di questi dati è facile comprendere come il gesto di Francisca Massara sia da considerare progressista, visto il contesto storico in cui la donna sfidò la morale comune. Ed è proprio per omaggiare il spirito sovversivo che Giovanni Pulci, autore di poesie e narrativa breve originario di Sommatino, in provincia di Caltanissetta, Giovanni Pulci, scrisse una poesia in Vernacolo per lei:
FRANCISCA MASSARA
Fimmina ribelli e scannalusa
Francisca Massara canusciuta,
Siciliana e di fama curiusa.
Scritta ni la storia finu a ora
cumu tanti illustri pirsunaggi
cosa ca la genti ancora ignora.
Fimmina forti e coraggiusa
distinta ppi li modi strani assai
e ppi essi temibili mpirnusa.
Di timpi di viceré e di dijuna
discussa nun tantu ppi scoperti
ma ppi la sfida d'usari pantaluna.
TRADUZIONE - PARAFRASI
Donna ribelle e scandalosa
conosciuta come Francisca Massara,
siciliana di curiosa fama.
Menzionata nella storia fino ad oggi
come tanti illustri personaggi
cosa che molta gente ancora ignora.
Donna forte e coraggiosa
che si è distinta per i modi molto strani
e per essere una temibile piantagrane.
Vissuta in tempi dei viceré e di povertà
alla ribalta non tanto per aver fatto scoperte
ma per aver indossato i pantaloni.
Giovanni Pulci parlava di lei come di una donna ribelle, estroversa e capace di farsi rispettare e con la poesia a lei dedicata vinse un diploma d'onore in Abruzzo e un prestigioso secondo posto ad Ostuni.
Ma esistono personalità che riescono comunque a lasciare nella Storia un segno profondo pur rimanendo spesso nell'anonimato. Un segno che non ha nulla a che fare con premi e riconoscimenti, né con la popolarità, ma che rappresenta comunque un mattone per costruire il progresso culturale di cui l'essere umano ha bisogno.
Francesca Sanfilippo