Le celebrazioni in onore della Madre di Cristo si rivelano uno spunto per andare oltre la superstizione


Una festa della Madonna, anche quest’anno, celebrata all’insegna dell’emergenza virus. Una festa che si è svolta in maniera sobria, ma non senza, nello stesso tempo, la  dovuta solennità. L’obbligo di contenimento dell’afflusso dei fedeli all’interno del duomo non ha limitato, ugualmente, il numero di ennesi che. Educatamente e rispettando le regole, si sono recati a tributare il proprio omaggio alla Madonna della Visitazione. Gli ennesi sono stati anche invitati a contribuire ad una giornata della carità, durante la quale sono stati raccolti circa €1260, che sono stati equamente ripartiti alla missione nello Zambia di Cristina Fazzi, alla missione di Suor Lucia in Brasile ed al Seminario diocesano. Il maledetto virus non ha fermato, quindi, la fede, e centinaia di fedeli, come anzidetto, in  questi giorni si sono riversati nel duomo di Enna, per venerare Maria Santissima della Visitazione.

È una festa fuori tempo, poiché, come ben si sa, la festa della Madonna della visitazione cade il 31 maggio. Sono centinaia di persone, ma ieri, 2 luglio, sono divenute migliaia a deporre le loro melanconie, il loro dolore, le loro speranze e, perché no, le loro gioie, ai piedi di Maria, affinché la

Vergine Santa li purifichi da quanto di umano essi contengono e li porga a quel Cuore di Gesù, al quale il mese di giugno è da sempre dedicato dalla Chiesa. Ma gli ennesi, pur non dimenticando il Sacro Cuore, offrono a Maria il mese stesso. Per circa trenta giorni, difatti, il popolo all’alba si è recato in duomo per partecipare al ciclo di messe in preparazione alla festa del due di luglio. È ontologicamente l’Uomo, che piega le proprie ginocchia, si umilia, per circa sessanta giorni, alla grandezza del Creatore. E non tutti i mali vengono per nuocere; il maledetto Covid non è stato poi tanto maledetto, perché, con le restrizioni che da esso sono scaturite, non ha permesso il consueto momento di socialità che, fino al 2019, il popolo si concedeva dopo le liturgie: strette di mano, abbracci, condivisione di gioie e di dolori. Ciò non significa che la gente di Enna non abbia empatizzato con i propri concittadini, “usciti”, di casa per condividere, finalmente, i momenti di festa. Ma anche quest’anno la processione non c’è stata. È triste, ciò, ma è anche pedagogico per il processo di crescita di ciascuno di noi. Ci spieghiamo meglio: non disprezziamo la processione, ma riteniamo che questo clima abbia potuto farci crescere, perché ha favorito la meditazione, il rapporto con il Trascendente; ha proiettato la gente verso l’“Essenza” del culto mariano. Ha fatto cogliere, nella contemplazione di quella Statua col Bambino in braccio le parole della Madonna a Cana di Galilea: “Fate quello che lui vi dirà”. E così ancora una volta, la “Miserabile” ma fondamentale acqua si trasformerà in prezioso “Vino”. Sono due entità, l’acqua e il vino, che, come dicono i teologi, rappresentano la Chiesa. Ma non intendiamo fare i teologi; a ciascuno il suo mestiere. Qui si parla di mollare le zavorre della superstizione. Da tempo, grazie all’insostituibile opera di predicazione del compianto padre Petralia, dopo la scomparsa,

sostituito da padre Murgano, non si passano fazzoletti sulla statua e la gente vive, veramente, una dimensione trascendentale della preghiera. Già, ad Enna si prega Dio; ad Enna si coglie l’essenza, della devozione a Maria. E, paradossalmente, bisogna ringraziare il Covid, per aver consentito questo enorme scatto in avanti del cammino di crescita spirituale di ognuno di noi. Gli ennesi stanno dimostrando che le processioni, pur essendo importanti e trainanti, non sono la “conditio sine qua non” del cammino di fede di ciascuno. Qualcuno potrebbe obiettare che chi scrive è avverso alle processioni. No, non è così , non è assolutamente così… È tutto il contrario. Dunque, Viva Maria, Patrona del popolo ennese. Che Ella ci conduca sempre più verso Dio. 

Foto e testi: Mario Antonio Pagaria per Sicilia Giornale

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