SULLE TRACCE DI GOLIARDA SAPIENZA

 

La scrittrice catanese è stata una delle autrici più anticonformiste e potenti della Letteratura Siciliana

 


Goliarda Sapienza è stata una scrittrice e attrice italiana talentuosa e dotata di una personalità sfaccettata. Nasce a Catania il 10 maggio 1924, nel quartiere della Civita. Eredita il nome dal fratellastro Goliardo Sapienza, affogato in mare tre anni prima della sua nascita, presumibilmente ucciso dalla mafia, che difendeva gli interessi dei proprietari terrieri, o dai fascisti.

Figlia di Giuseppe Sapienza e Maria Giudice, due socialisti militanti, impegnati nelle lotte dei contadini siciliani contro l'espropriazione delle terre, Goliarda cresce in un ambiente permeato dalle lotte contro il fascismo e da un'idea di famiglia ben diversa da quella tradizionale.

Impara molto presto a badare a sé stessa, vivendo in una famiglia allargata in cui lei e i suoi fratelli, di cui sette nati dal primo matrimonio della madre e tre dal padre, crescono in mezzo ad altri coetanei figli di compagni socialisti, amici e parenti, spesso ospitati nelle loro case e in balia di loro stessi.

I due genitori non credevano nel matrimonio ma in un'unione libera e svincolata dalle norme istituzionali. Inoltre la madre di Goliarda, Maria, che pure rappresenta un importante punto di riferimento per la giovane, non fu una presenza costante per lei in quanto, mettendo il suo dovere di militante socialista innanzi al suo ruolo di madre, dedicò gran parte della sua vita alle proteste e alle manifestazioni politiche, durante le quali fu arrestata più volte.

Negli anni della sua adolescenza, Goliarda conosce una ragazzina, Nica, anche lei abitante della Civita, e figlia illegittima del padre di Goliarda. La giovane, inconsapevole di commettere un incesto, instaura con Nica una relazione sessuale e sentimentale.

Nel suo quartiere Goliarda incontra il mastro puparo Insanguine, e lavora come sua aiutante innamorandosi così della lettura e del teatro. Decide infatti di seguire la madre a Roma all'età di soli diciassette anni, per studiare all’Accademia di Arte Drammatica.

Diventa un'attrice del Neorealismo italiano, lavorando con Comencini, Visconti e Alessandro Citto Maselli. inizia poi una relazione importante con il figlio di Citto Maselli, Francesco. Lui ha sedici anni e lei ventitré. Il loro rapporto dura molti anni e quando muore Maria Giudice, nel1953, Goliarda cade vittima di una profonda depressione e comincia a soffrire di insonnia. È proprio questo il periodo in cui la giovane, sollecitata e incoraggiata dal fidanzato, intraprende i suoi primi passi verso la scrittura.

Questo nuovo percorso non sarà immune da ostacoli e crisi esistenziali e psichiche, durante le quali Goliarda si darà all'alcol e subirà anche un elettroshock. Nel 1967 viene pubblicato Lettera Aperta, un'opera autobiografica in cui l'autrice ripercorre la sua infanzia e la sua adolescenza riuscendo, grazie a un mezzo potente come la scrittura, a guardare il suo passato per quello che è, senza correggerne i ricordi, metabolizzando e superando così i dolori. L'opera ebbe molto successo e questo spronò l'attrice a dare alle stampe Il filo di mezzogiorno, un libro intenso in cui, attraverso il dialogo con il suo psicanalista, l'autrice scrive sull'esperienza della psicoanalisi vissuta dopo un lungo periodo di depressione, e dopo il conseguente tentativo di suicidio.



Altre opere autobiografiche della scrittrice sono Le certezze del dubbio, e L'università di Rebibbia. Quest'ultimo racconta l'esperienza vissuta nel carcere di Rebibbia, dove Goliarda fu rinchiusa nel 1980 per aver rubato i gioielli di una sua amica allo scopo di rivenderli a un banco dei pegni, usando la carta di credito della cognata.

Ma una delle sue opere letterarie più celebri, sebbene sconosciuta fino a qualche decennio fa, è L'arte della gioia. A sostenerla durante la stesura del romanzo è Angelo Maria Pellegrino, un professore di lettere più giovane di vent'anni, uno dei pochi uomini, insieme a Milan Kundera, con cui la Sapienza intrattiene brevi relazioni, spesso platoniche, dopo la fine della relazione con Francesco Citto Maselli.

La protagonista di "L'arte della gioia" è Modesta, una ragazzina dal carattere forte e volitivo, nata in un villaggio povero della Sicilia. Fin da giovanissima viene mandata in convento e, successivamente, alla morte della sua protettrice, la madre superiora, in una casa di nobili. Qui riuscirà a impossessarsi del patrimonio di famiglia grazie a un matrimonio di convenienza, e la sua astuzia, insieme alla sua libertà sessuale, la accompagnerà durante tutto il suo percorso di vita. Un percorso guidato da un unico obbiettivo: fare della sua vita il perfetto abito cucito addosso ai suoi desideri, scavalcando ogni convenzione sociale e ogni norma del codice morale comune, o quanto meno della morale che vigeva nei primi decenni del Novecento, e fino a qualche decennio fa. La storia di Modesta, infatti, non è soltanto un vero e proprio romanzo di formazione scritto magistralmente, e un inno alla vita, ma è anche una storia dentro la Storia. Attraversa quasi tutto il Novecento, e racconta delle lotte ideologiche e politiche e le rivoluzioni che lo hanno permeato, come il passaggio, in Italia, dalla monarchia alla Repubblica, e il progressivo deterioramento dei poteri e dei privilegi della nobiltà terriera, soprattutto nel Sud Italia.



A causa dei suoi contenuti controcorrente il romanzo venne rifiutato dalle maggiori case editrici. Dopo la morte di Goliarda, avvenuta nel 1996 a causa di un arresto cardiaco, dovremo aspettare altri due anni prima il manoscritto venga stampato e pubblicato per intero da Stampa Alternativa, per la collana Millelirepiù, sotto la direzione e supervisione di Angelo Maria Pellegrino, ottenendo finalmente il successo meritato. Nel 2008 fu pubblicato nuovamente, stavolta da Einaudi, la stessa casa editrice che si è poi occupata della pubblicazione di altre opere della Sapienza, come Io, Jean Gabin (2010), Appuntamento a Positano (2015) e una selezione di pensieri estratti dai diari della scrittrice, raccolti nei volumi Il vizio di parlare a me stessa (2011) e La mia parte di gioia (2013).

Goliarda ha lasciato un segno indelebile nella letteratura italiana e siciliana, per aver osato sfidare i benpensanti dell'ambiente letterario dell'epoca, con le sue storie disturbanti, con i suoi personaggi femminili caratterizzati da una capacità di autodeterminazione feroce, qualità che non apparteneva di certo a molte donne, borghesi e non, dell'epoca. Per aver testimoniato la sua esperienza in carcere, esperienza che l'autrice è stata felice di fare, come ha dichiarato durante un'intervista condotta da Enzo Biagi, perché convinta della necessità di raccontare tutto ciò che non funziona in un Paese, e del fatto che se si vuole conoscere a fondo una nazione, bisogna indagare sulle sue carceri, sui suoi ospedali, e sui manicomi. Goliarda Sapienza è un'artista che merita di essere ricordata e conosciuta da tutte le generazioni a venire perché ha avuto il coraggio che dovrebbe possedere ogni autrice e ogni autore al mondo: quello di essere scomodi, e non certo funzionali al sistema.

 

Francesca Sanfilippo

 

top