A Catania la nuova kermesse teatrale diretta da Liliana Biglio

 


Domenica 16 febbraio è andato in scena al Teatro Nuovo Sipario Blu, sito a Catania in via dei Salesiani, lo spettacolo "Otto donne e un mistero", per la regia dell'attrice e regista Liliana Biglio. È il secondo appuntamento della stagione Echi Teatrali dell'Associazione Proscenio. La prima è andata in scena alle 17.30, la replica alle 21.00.

Otto donne e un mistero è una commedia dalle tinte gialle liberamente tratta dall'omonimo film italo francese diretto da Francois Ozon e scritto con Marina de Van. È ambientata negli ultimi anni 60 del ventesimo secolo a Catania, nel paesino di Fornazzo. Lì si riunisce, in occasione delle feste natalizie, nella grande casa delle vacanze di fine anno, una famiglia composta da un uomo e otto donne.

Marcello è il padrone di casa, poi c'è la sua venale moglie, Gabriella, la figlia maggiore, Susanna, appena tornata dal collegio per Natale, la figlia minore, Caterina, lettrice appassionata di gialli e thriller. La governante Agnese, affezionata alle due figlie di Marcello. E poi ancora Agostina, la sorella single di Gabriella, Mami, la loro madre, che trascorre tutto il tempo seduta su una sedia a rotelle, la seducente cameriera Lulù e in fine Eloisa, sorella di Marcello, la quale torna nel suo paese dopo aver condotto una vita mondana che ha plasmato la sua mentalità, ritenuta fin troppo liberale dalle donne e dalla società borghesi dell'epoca.

Non esistono personaggi secondari in quest'opera, tutti hanno la stessa importanza ai fini dello sviluppo dell'intreccio, e tutte le otto donne sono possibili antagoniste di questa vicenda, la quale si snocciola a partire da un fatto tragico che darà la spinta necessaria ai conflitti rivelatori: Marcello, la mattina in cui tutti si riuniscono nella casa delle vacanze, viene trovato nella sua stanza privo di vita e con un coltello conficcato nella schiena.

Le due figlie della vittima tentano, soprattutto su iniziativa della minore, di indagare sulla scomparsa del padre. A questo punto ciascuna delle otto donne comincia a sospettare delle altre, esponendo argomentazioni, sospetti e calunnie.

Attraverso i dialoghi accesi emergono dissapori, odio, verità taciute, rancori, e ogni altra passione che spesso ristagna nell'animo umano anziché scorrere, sfociare o esondare. Avvelenando così l'esistenza di chi cova tali sentimenti. A causa della tempesta di neve, come se non bastasse, le protagoniste sono costrette a rimanere chiuse in casa, e questo acuisce quel clima di tensione già forte tra di loro, che sfocia in conflitti talvolta violenti, durante i quali ogni personaggio tenta sviscerare le ipocrisie dell'altro.

Tutto questo avviene seguendo un ritmo incalzante che però non raggiunge quasi mai dei toni drammatici, nonostante la scabrosità della vicenda, ed è anzi imbevuto di leggerezza, grazie alle battute brillanti e ai siparietti esilaranti che bilanciano ogni elemento della pièce. Nulla è stato lasciato al caso dalla regista.

Anche i toni esagitati e quelli esasperati, che ascoltiamo spesso nello scambio di battute, hanno una loro ragion d'essere e non sono mai banali, né banalizzanti. Pongono l'accento sul lato grottesco delle protagoniste. Bislacco e per questo autentico. Perché non sono delle eroine romantiche, queste donne. Sono imperfette, rabbiose, oscure. Dietro le loro liti si celano invidie e vite "andate a male". E quindi anche fragilità.

Ed è proprio qui una delle cifre più alte dello spettacolo: a poco a poco, nel bel mezzo dell'intreccio, ogni protagonista si strappa di dosso la maschera, rivela la sua storia, il dolore e l'amarezza da cui è posseduta e che (almeno è così per alcune di loro), la spinge a comportamenti meschini e ambigui. Momenti, questi, suggellati da una canzone della musica leggera italiana di quei decenni. Testi indimenticabili cantati da colossi come Patty Pravo, Caterina Caselli, Mina, Gigliola Cinquetti, Rita Pavone, Umberto Bindi. Una canzone per ogni storia. Per ogni donna.

Sono devastate dall'amore mancato, le donne di questa storia. Il conflitto non riguarda soltanto i rapporti interpersonali, ma bensì la lotta contro tutto ciò che è dentro di noi, ed urla per uscire fuori. Ma rimane inascoltato, soprattutto in una società ancora bigotta e manichea, ma al contempo attraversata da forti rivoluzioni culturali che creano inevitabilmente una scissione interiore in chi nasce a cavallo fra un'epoca che sta per tramontare e un'altra che sta nascendo.

Un esempio di tale scissione ci è stato fornito dal tema del sesso, vissuto in modo diverso dalle protagoniste: per alcune è negazione, frustrazione, per altre è trasgressione. Alcune lo usano quale mezzo per raggiungere i propri obiettivi e le proprie mire sociali. Per altre ancora è libera espressione di sé. Senza dimenticare le sfumature perverse.

Oltre al passato e alle dinamiche relazionali fra le le sospettate, vengono rivelati anche gli aspetti malsani, spesso anche torbidi, del rapporto che ciascuna di loro ha con Marcello, in un intreccio in cui, segreto dopo segreto, si arriva a un epilogo sorprendente e degno di ogni racconto giallo che si rispetti. Non mancano i colpi di scena, che sorprendono lo spettatore e lo tengono col fiato sospeso.



Liliana Biglio, prima ancora che una regista abile, è un'attrice che ha alle spalle 34 anni di esperienza in teatro. Collabora con molte compagnie teatrali mettendo al servizio il suo talento, la sua preparazione e il suo ingegno. Sin dal 2001 fa parte della storica compagnia Il Teatro delle Nevi, dove ha recitato in spettacoli come "San Giovanni decollato", di Nino Martoglio, e "Non tutti i ladri vengono per nuocere", di Dario Fo.

A proposito di "Otto donne e un mistero" queste sono le parole della Biglio:

«Ho voluto portare in scena questo testo che amo moltissimo perché è il testo di uno spettacolo nel quale ho recitato. Era il 2008 e ho recitato nel ruolo di Gabriella, la padrona di casa, ruolo affidato nel mio spettacolo a Melania Libra, che mi riempita di soddisfazione, e tutto quello che ha ottenuto, lo ha ottenuto grazie al suo immenso impegno. Ho voluto però ambientare la storia negli anni sessanta, un periodo permeato da una grande voglia di libertà. E il tema della libertà delle donne è quello che sento più mio. Ecco perché io, all'inizio dello spettacolo, da dietro le quinte recito "Un giorno esisterà", una famosa riflessione di Rainer Maria Rilke, tratta da "Lettere a un giovane poeta", dove Rilke teorizzava, già dai primi anni del Novecento, la liberazione delle donne»

Noi di Sicilia Giornale abbiamo chiesto alla regista com'è stato lavorare con un cast di sole donne. Questa la sua risposta:

«Per me è sempre una vera sfida lavorare con le donne. Spesso siamo brave a collaborare e ad emozionarci insieme, senza nessuna competizione, ma è anche cero che a volte la peggiore nemica di una donna può essere un'altra donna. Non è stato questo il caso e ne sono felice. Sono felice del lavoro che abbiamo fatto insieme, lo spettacolo Le ragazze si sono impegnate tantissimo e per me lavorare insieme a loro ha significato donarmi a delle persone che volevano crescere. Per me il teatro è sempre dono di sé, donarsi al pubblico, e non è mai esibizionismo e vanità. Mi sono commossa vedendo le mie ragazze recitare e dare i risultati che hanno dato.»

La compagnia "Proscenio" si conferma capace di proporre storie originali, ben costruite e capaci di coinvolgere il pubblico.

Nel ruolo di Gabriella abbiamo visto Melania Libra, nel ruolo di Mami, Sara Longo, Lulù è stata interpretata da Adriana Scalia e Caterina, la figlia minore di Marcello e Gabriella, da Serena Giuffrida. Oltre a queste new entry della compagnia, che si sono sapute destreggiare più che dignitosamente sul palco, non sono mancate le attrici di punta di Proscenio, che hanno confermato in questa pièce il loro talento e la loro crescita professionale: Bernadette Giunta, che ha regalato la sua freschezza al personaggio di Susanna, la valente Chiara Compagnini, che ha interpretato della governante Agnese, Silvana Lanza, che che con la sua ironia e la dua vena spumeggiante ha fato un colore comico alla figura di Agostina, prendendo un po' in giro lo stereotipo della zitella acida, e infine ey stata come sempre strepitosa Margherita Malerba nel ruolo di una sensuale e raffinata Eloisa. Marcello è in realtà un corpo da dietro una porta, il pretesto narrativo da cui hanno origine le vicende. Non ha voce né volto.

La scenografia e le luci si devono ad Angelo Pulvirenti, le foto ad Antonio Giunta. L'assistente alla regia è stata Francesca Tarantino.

 

Francesca Sanfilippo

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