IL MARE MOSSO DEL SENTIRE

 

Evelina Santangelo ha presentato a Catania il suo nuovo libro



Sabato 13 gennaio, alla libreria catanese "Mondadori Bookstore", sita in Piazza Roma, è stato presentato "Il sentimento del mare", l'ultimo libro di Evelina Santangelo, scrittrice navigata della casa editrice Giulio Einaudi Editore, collaboratrice della rivista L'Espresso, e docente di scrittura alla prestigiosa Scuola Holden.

È intervenuta Barbara Mileto, scrittrice, storyteller e educatrice, che da anni si occupa di condurre laboratori esperienziali per bambini e adulti nelle principali librerie di Catania.

Il sentimento del mare ha avuto la sua genesi dopo un esperienza, di cui l'autrice racconta nelle prime pagine, vissuta mentre alloggiava a una locanda di Lipari. Stava attraversando un periodo difficile della sua vita, in cui ne aveva smarrito il senso, i punti cardinali. Aveva toccato un fondo esistenziale che la faceva sentire un naufrago, un po' a causa della pandemia mondiale legata alla diffusione del virus Covid-19, e un po' a causa di alcuni eventi che avevano sconvolto la sua vita e la sua psiche. Mentre sorseggiava il vino, un pescatore le dice che vorrebbe portarla a fare un giro in barca con lui, suo padre e suo nonno, ma in quel periodo dell'anno fa troppo freddo e i gamberi si sono già ritirati. Quindi non le è possibile portarla in barca, e per questo si scusa più volte con lei. Queste scuse hanno risuonato fortemente in Evelina: è stato come se quell'umile pescatore abbia voluto prendersi carico, gettando la rete della parola "scusa", di tutti i detriti che appesantivano l'animo di lei. Il giorno dopo la donna fa un bagno in mare, in pieno inverno, a gennaio. Ed è questa un esperienza che la aiuta a sentire il suo corpo, il duo respiro e le sue onde emotive, a rinascere interiormente, proprio come in un rito purificatore. Una sorta di battesimo, in quel mare che, insieme alla montagna, quando era bambina accoglieva le sue corse sfrenate, i suoi tuffo spericolati, permettendole di manifestare la sua natura selvatica. Spontanea. Improntata su un essenza, una felicità semplice, alla quale l'autrice, grazie a quel rito divenuto ormai fondamentale, vuole sempre tornare. Così come Ismaele, la voce narrante che racconta le avventure di Achab nel grande classico Moby Dick, sostiene che andare al mare è l'unico antidoto alla pallottola, la scrittrice si rende conto che il mare l'ha salvata da alcune scelte definitive che potevano condizionare la vita.

«E allora poi le parole ha hanno cominciato a scorrere», dichiara Evelina.



Ed è in quel momento che ha deciso di scrivere un libro che potesse raccontare il sentimento del mare.

«Il mare piace e poi c'è nutre il sentimento del mare», è una delle frasi più evocative di quest'opera. La scrittrice prende spunto dal suo sentire e dalle sue esperienze, come fa ogni autrice, ma comprende e ammette umilmente, durante la presentazione, che il suo modo di percepire e sentire il mare, di viverlo, non può essere la misura unica del sentimento del mare. Si tratta infatti di un sentimento corale. Ed ecco perché questo libro può essere considerato un oceano di racconti, che dilatano il sentire individuale nei confronti di questo elemento. Non lo si può si può incasellare in un genere letterario (romanzo, memoir, reportage narrativo, ecc..), ed è un'opera priva di struttura e di un intreccio vero e proprio. Fluida, come il mare. Ogni capitolo ha un titolo e una storia, ma anche più storie dentro. Più prospettive e più sentimenti, raccontati senza un ordine cronologico, ma seguendo le onde emotive e la marea dei pensieri, da cui l'autrice si lascia trasportare.



Dopo un'introduzione, in cui riporta le sensazioni provate a Lipari, ad un certo punto Evelina inizia a cucire con «con un filo azzurro» la sua storia e quella di altre persone. Ed ecco che il lettore, guidato dal timone della sua penna, solca insieme alla scrittrice le vite di tanti sconosciuti, alcune reali e altre solo immaginate, ma adesso diventate anche sue. Approda in uno scorcio della vita di Carmelo, che ha cercato ostinatamente di dare una nuova esistenza a un capodoglio ucciso dall’uomo, ricomponendone lo scheletro per anni; scopre le parole di due apneisti, Fausto e Gaetano, che gli trasmettono con una concretezza visionaria cosa significa «sentirsi tutt’uno con l’acqua, sentirsi pesce, mare...»; si immerge poi nelle gesta di Donald Crowhurst, che nel 1968 il mare lo ha voluto sfidare in barca a vela, in un giro del mondo senza scali che lo ha portato alla follia; scopre le disavventure di quanti hanno rischiato la vita tra pirati e banditi; scruta nel fondo della determinazione di tutte quelle donne di Lipari, instancabili, che negli anni Cinquanta hanno affrontato fatiche sovrumane per strappare esigue risorse alla terra e alle onde. Questa e tante altre le storie di un libro dove non mancano i riferimenti a importanti opere letterarie e cinematografiche, come il già citato "Moby Dick", di Herman Melville, il film Le Onde del destino, del regista Lars Von Trier, o Le Grand Bleu, di Luc Besson. È un'opera dove la maggior parte delle storie ha come riferimento geografico il Mediterraneo, e dove si parla anche dei crimini che l'uomo ha compiuto nle corso della Storia, sfruttando l'elemento del mare. Durante i conflitti mondiali, quando gli Stati in guerra trasportavano le armi via mare, o testavano le armi nucleari facendole esplodere nei suoi fondali, trasformandoli così in cimiteri subacquei. Non si poteva non parlare dei crimini che tuttora l'essere umano compie contro i suoi simili: le acque del Mediterraneo sono ancora le tombe liquide di tutti quei migranti che tentano di raggiungere l'Europa, loro presunta terra promessa. Parlando di queste tematiche, Evelina Santangelo tenta anche di far riflettere su quanto sia essenziale, per noi esseri umani, ripescare dai fondali delle nostre anime l'umiltà necessaria a comprendere che il mare, e la natura nella sua totalità, vanno trattati con rispetto. E non sfruttati e soggiogati, sull'orda di un autodistruttivo sentimento di antropocentrismo. Chi lo vive davvero, il mare, non importa se navigandolo, immergendosi nelle sue profondità, tuffandosi e quant'altro, comprende i propri limiti. In barca a vela dimentica se stesso, perché guidato da un capitano più grande (la barca), impara a sentire solo «il gioco della barca nel mare, e del mare intorno alla barca». Impara che «non bisogna andare più in là del necessario, fino in fondo al gioco», anche se rispettare questo limite non è facile. Chi è apneista si guarda dentro, a differenza di un sommozzatore che si tuffa con le bombole e si guarda intorno. E per rimanere in queste profondità, trattenendo il fiato (e lo sguardo), deve sfidare i suoi limiti. Quindi imparare a conoscerli. E come chiunque senta davvero il mare, comprende grazie a questa esperienza, di essere piccolo, fragile, in confronto ad esso. In confronto alla natura, al mondo. In confronto alla vita stessa, della quale riscopriamo il significato e la bellezza più profonda solo se la viviamo con consapevolezza e umiltà. Il romanzo di Evelina Santangelo non è, dunque, soltanto un inno all'elemento del mare. È un inno alla vita e una lezione di umiltà. Una lezione che non ha il colore di un sermone, ma quello delle testimonianze della gente, le quali, se condivise, acuiscono la visione e il sentire di ognuno. Proprio come è successo all'autrice, che ha affermato di essersi arricchita con i racconti degli altri, e che lanciando queste ricchezze e questi tesori in quel mare mosso che è il suo libro, ha regalato al pubblico un'opera immensa come l'elemento che ne è il protagonista. Ai futuri scrittori, ha invece donato un esempio di come un autore possa sconfinare oltre il litorale dell'autobiografia romanzata, che spesso sfocia nell'autoreferenzialità, e nutrire se stesso e la sua scrittura con il respiro delle storie degli altri.



L'indimenticata Michela Murgia si esprime così a proposito del libro di Evelina Santangelo:

«Santangelo sa fare il lavoro del mare con le parole. Andare a fondo vuol dire anche trovare il senso delle cose piú nascoste».


Francesca Sanfilippo


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