Alla Biblioteca Navarria Crifò è stata presentata la Graphic Novel del vignettista Natangelo
Sabato 22 giugno, nel cortile della Biblioteca Navarria Crifò, sita a Catania in Via Naumachia 18/a, è stato presentato Cenere-appunti da un lutto, di Mario Natangelo, giornalista e fumettista satirico napoletano, vincitore del Premio Satira Politica Forte dei Marmi, nell'edizione del 2012 e in quella del 2023.
Pubblicata il 14 marzo di quest'anno da Rizzoli Edizioni, la graphic novel racconta della malattia e della conseguente morte della madre dello scrittore nel marzo 2023. Il libro contiene la prefazione scritta dal grande scrittore Erri de Luca.
Mario Natangelo, classe 1985, si è laureato alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, ha collaborato con realtà editoriali come l'Unità, Il Fatto Quotidiano, Smemoranda, collaborando anche con Linus. Nel del 2023 esce nella prima pagina de Il Fatto Quotidiano una vignetta satirica che ironizza sulle ossessioni anti-immigrati della destra, nella quale Natangelo raffigura la moglie del ministro Francesco Lollobrigida, Arianna Meloni, sorella della premier, a letto con un uomo nero mentre il marito è fuori intento a combattere la “sostituzione etnica”. Natangelo viene attaccato dalla famiglia Meloni e insultato da molti giornalisti e, il 7 giugno, viene poi convocato dall'Ordine dei Giornalisti del Lazio, è gli viene comunicata l'apertura di un procedimento disciplinare del tutto immotivato e arbitrario nella forma, in quanto per legge lo si può aprire su esposti di cittadini, su impulso del presidente dell’ordine o anche d’ufficio. Inoltre bisogna indicare la condotta contestata, mettendo in evidenza tutte le violazioni penali, deontologiche e non. Nessuno di questi dati si può evincere dalla lettera su cui si è basata l' accusa affinché fosse aperto il procedimento disciplinare, il quale rientra chiaramente in un disegno intimidatorio nei confronti di un uomo che ha soltanto fatto il suo lavoro di vignettista satirico, esercitando di fatto un suo diritto.21 aprile Natangelo ha risposto con una nuova vignetta, sempre in prima pagina, e il 22 aprile “Il Fatto Quotidiano” ha dedicato all'autore un numero speciale intitolato Je Suis Nat, in cui sono state ripubblicate tutte le sue vignette più discusse.
Durante la presentazione, organizzata dalla Biblioteca in collaborazione con Catania Libri, a dialogare con Mario Natangelo è stato Roman Henry Clarke, direttore della nostra testata, giornalista navigato e da anni freelance, fotografo, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, il quale, da lettore assiduo di contenuti satirici ed estimatore del vignettista, ha condotto l'intervista con interventi mirati e accostandosi a quest'ultimo piú come un lettore curioso che come un intervistatore, lasciandogli ampio spazio in quella che si può definire una chiacchierata molto arricchente dal punto di vista dei contenuti, ma soprattutto sostenuta con toni gioviali, tra risate e momenti caratterizzati dall' autentica condivisione di esperienze, oltre che da un clima familiare.
- Come è nata l'idea di questo libro e da cosa è dipesa la scelta del titolo?
«I diari di viaggio, di solito sono delle case costruite dal tetto. Io infatti inizio dal titolo, che è il tetto appunto, e poi comincio a raccontare qualcosa. In questo caso, però, ho costruito senza saperlo, e solo dopo aver iniziato a lavorare sul libro, non ricordo quante settimane dopo, ho capito che il titolo doveva e poteva essere soltanto quello. Nel momento in cui abbiamo preso l'urna dove erano riposte le ceneri di mia madre, e l'abbiamo portata a casa, io ho capito che queste tavole si sarebbero chiamate "cenere". Questo libro, in fondo, se si prescinde dai disegni, può essere considerato un diario. Io penso che scrivere in un diario sia una cosa molto utile. A me sta aiutando molto, anche in questo viaggio dedicato al libro, cioè in questi incontri in cui parlo del libro. Incontri di cui sono grato, e ancora grazie a tutti per essere qui. Mi si dice di non ringraziare sempre ma io lo faccio ogni cinque minuti. Beh, sono uno spirito contrario. Ogni giorno scrivo qualcosa, non ho mai tempo, ma mi impegno per recuperarlo, il tempo, e quando lo recupero scrivo. È davvero una cosa che mi salva.»
- Come in ogni diario, anche tu racconti in questo libro delle scene della tua vita quotidiana, e quindi anche le persone, amate e non amate, che ne fanno parte. A tal proposito, è noto come Amato Padre non sia un tuo estimatore, infatti preferisce Walter Leoni che, fra l'altro, so che è stato a Catania ultimamente.
«Sì, è stato qui in occasione dell'Etna Comics. È vero, io di solito racconto di personaggi politici, essendo un vignettista satirico, ma a volte, come in questo libro, racconto anche di personaggi reali, come Cane Cattivo, che la gente adora, al contrario di me, e Amato Padre. Anche quest'ultimo è molto amato dalla gente, anche se lo disegno come un personaggio spregevole. E la cosa divertente lo sai qual è? Che lui, mio padre, adesso si comporta come il personaggio dei mei libri. Cioè, si è perfettamente calato nel ruolo. Ti racconto un aneddoto divertente: a Palermo delle ragazze molto gentili mi regalano due sacchetti di dolci, uno per il mio capo redattore e uno per mio padre. Quando ho detto a mio padre che c'erano dei pasticcini in frigo per lui mi ha detto "non toccare i miei pasticcini o ti metto in cattiva luce su Facebook."»
La battuta viene accolta con ilarità dal pubblico di lettori. Dopodiché continua:
«Sì, mio padre è un'ottima spalla comica per i miei racconti. Mia sorella invece è una new entry e serve più che altro a darmi un alter ego piú serio, questa è la sua utilità dal punto di vista narrativo.»
- Tua sorella, che se non sbaglio è protagonista di una vignetta dove tu sei riuscito a farci ridere in un dialogo immaginato o sognato con lo spirito di tua madre in merito a un terno al lotto. Una roba da cadere giù dalla sedia per le risate.
«Sí, è vero. Ma vedi, c'è una precisazione da fare: quando si scrive su personaggi reali bisogna prima consultarsi con questi ultimi. Io ho chiesto a mia sorella se potevo parlare, nelle mie tavole, di un fatto suo personale, che riguarda lei e suo marito, il quale è un chimico e ha trovato lavoro a Trento, quindi ora loro due vivono separati. Lei mi ha risposto di procedere tranquillamente perché tanto lei questo fatto lo ha raccontato a tutti. E poi mi ha detto "però se posso muovere una critica alle tue tavole, mi hai disegnata troppo brutta"
- Ci può stare - risponde Roman.
«Ma che c'entra, non è che siamo su Tinder, non mi disegno bello neanche io.»
- Ma tu lo sai che la delusione più cocente è che tu non hai i capelli azzurri.
«Questa cosa me la dicono tutti. Comunque al di là di tutto, la risposta di mia sorella per me è irresistibile. Mi fa capire come noi del Sud Italia siamo sempre pronti a scherzare su tutto, anche su argomenti delicati, come la morte appunto. Pensa che quando mi ha raccontato di suo marito, io le ho detto che è stata sfortunata, lei mi ha risposto, scherzando, "secondo me è stata mamma da lassù". E questa è una considerazione che racchiude un po' lo spirito di questo libro che è quello di parlare di una mancanza, anche di una cosa dolce, con ironia, buttandola un po' a caciara, come si dice a Roma.»
- Guardando la copertina vedo che accanto all'urna di tua madre c'è un cane...
«Posso raccontare un aneddoto su questa copertina?»
- Certamente. Una immagine che io so non essere nata con lo scopo di diventare la copertina del libro.
«Sei bravissimo, dovresti venire in giro con me per le librerie e i teatri. È vero, quella tavola non era pensata per essere una copertina. Avevo fatto una ventina di tavole on line di cui questa era la tavola conclusiva, che rappresentava, grazie all'urna e al cane, la morte e poi la vita. Ecco il racconto che riguarda la copertina: ero alla fiera del libro di Torino e controllavo se nelle librerie ci fosse il mio libro, un po' come fanno tutti gli autori. Quindi chiedo a un libraio, e lui mi dice "ah si, quel libro con il cane e la giara sulla copertina".»
A questo punto si sentono le risa del pubblico, divertito.
- La copertina, che tu stesso hai affermato, rappresenta l'alfa e l'omega di questo libro, l'inizio e la fine, introduce un nuovo personaggio della tua vita privata, ma principalmente della vita di Amato Padre, che è Nero. E per quanto ci fosse dell'ironia in questa vignetta, si evince che per tuo padre con tua madre veniva meno una ragione di vita, e sono certo che sia così.
«Sì infatti lui è così, io racconto le cose per come stanno. È chiaro che poi scelgo cos'è utile ai fini della narrazione. In questo caso ricordo com'è andata la storia del cane: io e mio padre eravamo al Policlinico "Gemelli", aspettando quello che sarebbe stato l'ultimo giorno, e io come al solito stavo spendendo il mio tempo con un canetto che passava di lì. Mio padre all'improvviso dice che avremmo avuto un cane. E da lì io ho capito che la vita sarebbe cambiata da quel momento. Per me il cane non è importante in quanto cane, sarebbe potuto essere anche un gatto o un altro animale. Ma mio padre ha trovato una nuova missione nella sua vita. Negli ultimi anni era stato accanto a mia madre, che ha sofferto molto prima di morire, per prendersi cura di lei. Quando è morta si è ritrovato solo, dopo aver perso la compagna della sua vita, quando in casa nostra è entrato Nero, lui all'inizio non lo sopportava, poi sono diventati inseparabili e sono l'uno la continuazione dell'altro: lui ha trovato qualcuno di cui occuparsi e a me questo piace molto. "Qualcuno di cui prendersi cura" è il nome originale della tavola. E comunque Nero è un cane molto sensibile. Se mi vede piangere accanto all' urna di mia madre lui si alza dalla sua cuccetta e viene a consolarmi. I cani hanno una sensibilità molto spiccata.»
- So cosa vuoi dire, perché anche quando è morta la mia di madre, quando ancora non sapevo che dopo qualche anno mi sarei trovato in mezzo a un inferno di problemi, mia figlia ha deciso di prendere un cane (dopo poco tempo diventati due, entrambi trovatelli della stessa cucciolata), che subito - come se conoscesse la mia indole - si è dimostrato affettuoso ma con discrezione, e pian piano si è instaurato un rapporto indissolubile con questo animale, che oggi dorme fisicamente addosso a me: anche a me gli animali hanno aiutato e aiutano molto.
Così risponde Roman, che non è l'unico ad essersi letto nelle parole e nei racconti di Mario Natangelo. Infatti poco dopo è intervenuta dal pubblico una ragazza che, parlando della morte della madre, ha affermato di condividere la convinzione di Mario circa la capacità che hanno i meridionali di scherzare o sdrammatizzare sulla morte.
Sono seguite poi alcune domande da parte del pubblico:
- Come mai Cane Cattivo è latitante?
«Probabilmente perché il mondo sta diventando sempre più cattivo e lui sta dando il suo "supporto" in giro. Forse, in questo momento è Rafah a supportare l'esercito israeliano», risponde Natangelo con ironia dissacrante e disarmante.
- Volevo chiederti: questo libro è diverso dai tuoi soliti lavori. Continuerai a fare sarira o ti rifugerai adesso nelle storie più intime, cioè continuerai a scrivere diari?
«Sai che c'è, che la satira è divisiva. La gente o ti ama o ti odia. Puoi dire anche la cosa più giusta del mondo, ma è il solo fatto di averla detta che ti mette in una posizione scomoda. Io stavolta, con Cenere, ho cercato di tenere fuori la politica da tutto. Mi sono chiesto se fosse il caso di citare il discorso sulla vignetta che riguarda la sorella della nostra Premier, quella per cui sto affrontando un processo che è ancora in corso. Mi sono consultato con Francesco Altibani, sceneggiatore della Disney, il quale mi ha detto di non togliere ai miei lettori una grande svolta narrativa come quella di Cenere, che se avessi provato a inventarla, sforzandomi, non mi sarebbe riuscita. Io sto vivendo un momento professionale molto complicato. Amo la satira, è un esercizio intellettuale che purtroppo non viene quasi mai, in questo Paese, apprezzato. Dico questo non perché voglia fare l'intellettuale e dire che la gente non capisce la satira. È che non siamo pronti ad accettare dei contenuti che richiedono doversi livelli di lettura, è cosí. Io continuerò a farla, la sarira, anche se la soffro. Continuerò perché va fatta e perché mi piace, però non posso prescindere dai ritorni che mi dà. Se potessi, sarei molto più contento. E in un momento drammatico per la mia famiglia, non potevo credere che neanche un mese dopo io sarei stato chiamato ad affrontare un processo, e devo dire che sì, "Cenere" mi ha davvero dato molto ossigeno, perché sto raccogliendo empatia, umanità, condivisione. Quindi è vero che come dici tu mi sono rifugiato in questo libro.»
E ancora un'altra considerazione da parte di un uditrice:
- A me ha colpito molto l'accenno alle persone che non ti sono state vicine in questo periodo, tu hai parlato di alberi che si sradicano.
«Sì forse tu ti stai riferendo alla tavola intitolata "la rabbia dei vivi". Certo, io ho usato quella tavola per sfogarmi, e si tratta di una rabbia che non perdona. Per questa cosa qui mi dovrebbe querelare tutta l'umanità, altro che Lollobrigida e basta. Poi però ho compensato con l'ultima tavola, quella che c'è nel retro della copertina del libro, quella poi dice "qualcosa di buono arriverà".»
La presentazione si è conclusa con i ringraziamenti da parte di Roman per la preziosa testimonianza laica rappresentata dal libro Cenere, e con l'auspicio, da parte di quest'ultimo, che questo libro possa aiutare chiunque sia in cerca di conforto e di risposte dal punto di esistenziale e spirituale. Dopo i ringraziamenti ha avuto inizio il firmacopie, anche questo un momento molto partecipato e in cui è stato dimostrato il successo di questa graphic novel. Successo che ci auguriamo possa continuare a crescere.
Francesca Sanfilippo
(le immagini sono di Francesca Sanfilippo, Eugenio Navarria e Nicheja Photography)