È andata in scena al Castello Ursino di Catania la fisiologica necessità di percorrere una strada innovativa per la Sicilia da esportazione


Ci approcciamo a questo "Contemporary Recital" con la curiosità e l'avidità che, da contemporary music addicts quali siamo, ci contraddistingue.
Nella sempre efficace ed affascinante location del Castello Ursino, ci immergiamo dopo breve attesa nella esibizione che inizia con la nuda sei corde di Davide Sciacca, musicista catanese che sta vivendo una repentina escalation di notorietà soprattutto nel Regno Unito.
Davide Sciacca ©Nicheja Photography/Sicilia GiornaleL'amplificazione, da sempre ardua mission in tema di chitarra classica, è semplice, pulita ed efficace, con il risultato di non togliere e non dare nulla alla performance di Sciacca. Concentrato, self-confident ma ben scevro da eccessi esecutivi o coreografici, ci dona i deliziosi ultraventennali "Frammenti Sonori" dell'aretuseo Andrea Schiavo, compositore - nonché egli stesso chitarrista e liutista - di rara sensibilità. Con "Intermezzo" e "Piccolo Labirinto" dell'acese Francesco Pennisi, compositore che meriterebbe in Sicilia almeno altrettanto seguito e considerazione di quanto ne abbia - e di notevole - all'estero, trova conferma la nostra intuizione di una scaletta intelligentemente "omeopatica", che punta a "far salire l'asticella" dell'esecuzione e dell'immersione del pubblico in maniera graduale seppur non lenta.
Sull'interessantissimo strumento "Godot", leggero ma dalla contraddistintiva timbrica, prodotto dal promettente liutaio Flavio Alaimo, Sciacca accompagna le note, senza forzature ma altrettanto senza timorosa ed inutile reverenza, quasi a sposare la logica, controtendenziale rispetto a molti suoi contemporanei, di Pennisi, che ben seppe "usare" gli strumenti deputati alle sue composizioni.
Il recital prosegue in duo con Rosario Tomarchio, che segna l'arrivo dell'annunciata, e tanto attesa, elettronica nella serata. Anche qui, si procede per gradi, per blocchi logici ma non logorroici.
È il turno della "Sarabanda" del siracusano Joe Schittino, che a discapito della poca notorietà della partitura (alla quale si solgono preferire altri lavori del medesimo compositore) si rivela forse il miglior episodio della serata per resa ed amalgama sonoro. Complici sia le novazioni sulle frasi musicali, concordate con l'autore del pezzo, che il simbiotico lavoro svolto sull'elettronica e prodotto interamente dal vivo durante l'esecuzione.
Davide Sciacca & Rosario Tomarchio ©Nicheja Photography/Sicilia GiornaleAttendiamo con accresciuta curiosità "L'Addio a Trachis II" del palermitano Salvatore Sciarrino: composizione originariamente per arpa, nel "Contemporary Recital" va ben oltre l'ottima traduzione per chitarra di Maurizio Pisati. Eppure, Sciacca e Tomarchio non oltrepassano la linea del non ritorno, non strafanno, non stravolgono: «ci siamo voluti allineare alla sensibilità delle composizioni, tuffarci nei segnali, degni di grande attenzione, dati da compositori già legati a linguaggi non convenzionali», afferma quest'ultimo. Ci conferma questo approccio anche la straordinaria "Fantasia per Liuto su frammenti di Michelangelo Galilei" del catanese Aldo Clementi: qui siamo ad un lavoro fatto all'origine, una vera e propria chitarra (elettronicamente) preparata, a cui si affianca il sapiente lavoro di accordatura operato dall'esecutore, che dimostra la maturità di saper osare senza inutile spericolatezza. Il pubblico è estremamente attento, l'esecuzione di Sciacca si fa - anche somaticamente - sempre più impegnativa. Ne è, forse, testimone anche l'approccio dialettico dello stesso chitarrista: solitamente abile e simpatico conversatore negli intermezzi dei suoi live, in questa occasione cede sovente la parola al collega Tomarchio, che si dimostra un buon virgilio nel percorso che, con autoironia, i due hanno annunciato sui social media come "mefistofelico", ma che invero dimostra di essere meglio affiancabile alla terza delle cantiche dantesche.
Rosario Tomarchio ©Nicheja Photography/Sicilia Giornale

Potrebbe risultare sorprendente il finale, affidato ad un excerpt dai "Quattro pezzi di chitarra" di Ennio Morricone: ma per non lo è per il tenore delle composizioni (il famoso arrangiatore e compositore romano è notoriamente più legato alla propria produzione di musica contemporanea che ai suoi più celebrati temi da colonna sonora) o per l'operato del duo Sciacca-Tomarchio (che ha anche aggiunto un tocco di “notorietà” alla partitura), quanto per le origini del compositore stesso, unico non siciliano della serata. «Ci siamo voluti complicare ulteriormente la vita con una scaletta quasi interamente Made in Sicily», scherzano i due protagonisti del recital, ma la sostanza è un'altra: questi due giovani hanno dimostrato, in poco più di una densa ora sulla scena, che la Sicilia della musica (e non solo, vorremmo aggiungere) d'arte ha una dimensione di rilevanza pienamente internazionale, degna delle migliori occasioni e modalità di fruizione. C'è, quindi, definitamente e definitivamente, una Sicilia musicale che è altro e oltre rispetto alla ricca ed importante produzione folk e pop. Un plauso va quindi a loro, ed all'altrettanto coraggioso Centro Magma, che, spaziando da decenni nelle espressioni della cultura musicale e teatrale, ha già settimane addietro “messo a battesimo” la diade Sciacca-Tomarchio ed abitualmente offre simili occasioni, che auspichiamo essere sempre meno rare.
Dopo il bis dedicato a Schittino, è il tempo degli ultimi applausi per il pubblico, che rimane a lungo seduto, quasi a sancire il successo dell'"esperimento" rimanendo assetato di ulteriori brani. Dal nostro punto di vista, riteniamo che quando prodotto nella serata sia indovinato mix di modalità e tempi, sì che lo si possa interiorizzare ed in seguito produrre fruttuosamente il germe rivoluzionario che è proprio dell'arte.
Davide Sciacca & Rosario Tomarchio ©Nicheja Photography/Sicilia Giornale

L'adamantino talento, a cui si aggiunge un elevatissimo potenziale, di Davide Sciacca tornerà in scena venerdì 16 alla Sala Magma di Catania con quello che egli ritiene essere il suo "repertorio d'elezione": la produzione del "cigno catanese" Vincenzo Bellini, che su chitarra trova un fascino capace di conquistare sempre maggiori favori in giro per l'Europa nei frequenti tours del chitarrista siciliano. Gli abituali sold out, le ottime critiche e l'esibizione della scorsa estate al cospetto della Regina Elisabetta II e della Famiglia Reale Britannica stanno sempre più sancendo l'affermarsi di un artista (degno allievo di Arturo Tallini) il cui eclettismo è segno di crescita interiore ed innata abilità fisica e mentale.
Lasciamo il maniero federiciano con la sottile ma ferma consapevolezza che questo "Contemporary Recital" è quanto di più prossimo si possa immaginare, fatte le dovute proporzioni in termini di epoca, latitudine e genere, con quanto accadde il 4 giugno 1976 alla Lesser Free Trade Hall di Manchester: la parola tocca ora a quanti potranno e vorranno, in studio e dal vivo, registrando e disseminando coscienze e locations, darvi seguito. La traccia è certa: c'è vita oltre il sublime Arvo Pärt dei salotti privati.


Scritto da: R.H.C. per Sicilia Giornale
Fotografie: Nicheja Photography per Sicilia Giornale
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