Alla Chiesa San Nicolò La Rena, musica e parole hanno raccontato il duro viaggio a Betlemme della Madonna e del suo sposo
Sabato 16 dicembre, la maestosa Chiesa San Nicolò La Rena, sita a Catania, in Piazza Dante, ha fatto da scenario alla rappresentazione "Lu viaggiu dulurusu di Maria cu Giuseppi a Betlemmi", un'antica novena in cui si intrecciano canti natalizi della tradizione siciliana e letture recitate, tratta da "Lu Viaggiu Dulurusu di Maria e lu Patriarca San Giuseppi in Betlemmi", testo scritto intorno alla metà del 1700 dal prete monrealese Binidittu Annuleru. La regia è stata curata dall'attore e regista Turi Giordano.
Il recital fa parte di Nuveni di Natale, iniziativa culturale proposta e curata dall’Associazione Dimensione Scena, che rientra nella vasta gamma di eventi della rassegna Christmas Catania Fest 2023 - Natale in città, patrocinata dal Comune di Catania. Si tratta di un calendario ricco di grandi e piccoli spettacoli volti ad allietare tutto il periodo natalizio, dall’8 dicembre sino all’Epifania, lungo itinerari e palcoscenici disseminati in piazze, vie, luoghi simbolo della città etnea, e altre location meno note, dal centro alla periferia.
Lu Viaggiu Dulurusu di Maria e lu Patriarca San Giuseppi è una Novena scritta in lingua siciliana da Binidittu Annuleru, pseudonimo di Antonio Di Liberto (1704-1772). Il prete, originario di Monreale, in provincia di Palermo, era un canonico teologo, poeta e musicista, che oltre ad aver composto i versi della Novena in lingua siciliana, ne elaborò anche il testo musicale. Lo scritto viaggiò oltre i confini del luogo natale dell'autore, probabilmente grazie ai padri predicatori che, andando in giro a predicare le novene dell'Immacolata e del Santo Natale, diffusero l'opera per tutta la Sicilia occidentale. Ebbe un successo clamoroso, e nel tempo furono create numerose varianti locali che oggi ognuno considera “parte esclusiva della propria tradizione”. A differire sono alcuni scorci del testo, la partitura musicale e la denominazione locale del canto.
Il concetto di dolore espresso nel titolo, è legato ai travagli del parto e alla preoccupazione dello stesso che affiora in ogni donna prossima a questa difficile esperienza. Ma lo stesso concetto è legato anche alla storia della nascita non comune del figlio di Dio, partorito in una stalla dopo che i genitori avevano bussato a tante porte, ricevendo soltanto dinieghi. Il gran rifiuto segnò il momentaneo duluri di Maria e Giuseppe di Nazareth, un uomo in età avanzata, unitamente al viaggio scomodo a Betlemme. Un tragitto che constava di 156 chilometri. Strade aspre, non asfaltate, da percorrere sul dorso di un asino. Ma ciò che sopra che il testo di Annuleru mette in risalto, è soprattutto la grande devozione che, nonostante le difficoltà, unisce i due coniugi, seconda soltanto alla devozione nei confronti del Creatore, al quale affidano le loro vite e le sofferenze durante il viaggio per arrivare a Betlemme. Il loro viaggio inizia infatti quando la giovane Maria era quasi al termine della sua gravidanza, e l’imperatore Cesare Augusto aveva ordinato un grande censimento che obbligava tutti a dirigersi al proprio villaggio d’origine per la registrazione. Ma l'editto emanato dall'Impero Romano prevedeva quest'obbligo soltanto per gli uomini. Maria non era dunque tenuta ad accompagnare fino a Betlemme per il censimento.
Il racconto si svolge in nove giorni, al primo si aggiunge una piccola introduzione che non si ripete nei seguenti (detto pizzuddu o introduzioni o ntonu), e i versi scritti in siciliano sono fiancheggiati dalla relativa traduzione in lingua italiana. Molti ipotizzano che padre Antonio Di Liberto abbia tratto spunto da racconti o canti già presenti in terra sicula e che li abbia recuperati e resi “più aulici”. Quel che è certo è che il successo della sua opera ha influenzato intere generazioni di credenti che, commossi e ispirati dalle sue parole, hanno continuato nei secoli a tramandare le sue parole e le canzoni della novena natalizia,entrate presto a far parte delle tradizioni siciliane.
La rappresentazione alla Chiesa San Nicolò La Rena è stata introdotta da Gaetano Strano, segretario del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della morte di Nino Martoglio e della Fondazione Verga, associazioni che da anni si impegnano nello studio e nella ricerca di questi due capisaldi della Letteratura siciliana, con l'obiettivo di diffondere tale conoscenza anche oltre i confini di Catania, grazie all'organizzazione di tanti e diversificati eventi culturali, fra i quali spiccano reading e spettacoli teatrali dedicati alle opere dei due autori catanesi. Il recital è stato il risultato di un perfetto gioco di squadra guidato dall'occhio sapiente di Salvo Giordano, che vanta un'eccellente carriera di quarant'anni in teatro. Giordano ha recitato sin da giovane al Teatro Musco e al Teatro Verga, i più storici e importanti teatri della città di Catania. Ha fatto parte della Compagnia Teatro Stabile di Catania, che ha portato in tutta tutta Italia, con i suoi spettacoli, la letteratura nostrana. Ha recitato a fianco di altri nomi importanti come Turi Ferro e Guia Jelo. Nei suoi spettacoli si è occupato spesso della rivisitazione del teatro di Nino Martoglio, recuperando alle volte del materiale completamente inedito. Ad esempio ha pubblicato pubblicare “Il catechismo di Don Procopio” dove il belpassese Martoglio, tramite il suo alter-ego, cioè Don Procopiu ‘Mballaccheri, racconta ai ragazzi della Civita la sua versione in chiave comico-satirica della Bibbia. Turi Giordano si è anche cimentato anche nella regia di opere che comportano la commistione fra il linguaggio del teatro e quello della musica, mettendo in scena spettacoli come “Romeo e Giulietta” (1994) di Shakespeare, con le musiche di Bernstain, “La lupa” (1999) di Verga, con musiche di Carmelo Furnari; “Carmen” (1994) di Merimèè con musiche di Bizet e Prinzivalli; “Cavalleria rusticana” (2007) di Verga e “L’Orlando pazzo” (2002) con musiche di Turi Mancuso.
Le letture recitate dei nove momenti-giorni della Novena sono state affidate all'attore Enrico Pappalardo, che ha messo la sua maestria e la sua lunga esperienza al servizio delle parole commoventi di questa antica Novena, e all'attrice Carmela Pappalardo, interprete dalle spiccate doti attoriali. Il tutto impreziosito dal competente trio musicale folk I Colapisci, che da più di vent'anni promuove le in tutto il territorio catanese la cultura e le tradizioni siciliane con la sua arte, padroneggiata in modo encomiabile. Il trio è formato da Mario Cantone, alla chitarra folk, Silvio Carmeci alla fisarmonica, e dal musicista, scrittore e attore Santo Privitera, al mandolino. In questa occasione Mario Cantone è stato sostituito da Francesco Grasso. In fine, ma non per ultimo, a regalarci le note delle più famose canzoni natalizie siciliane, prima fra tutte "La notti di Natali", è stata la voce melodiosa di Salvina Tomarchio.
Il pubblico ha applaudito con gioia alla fine di questo spettacolo-preghiera, che non voleva essere improntato sulla mera trasmissione delle tradizioni popolari, bensì si proponeva lo scopo di richiamare alla memoria di tutti l'esempio di fede, di umiltà e di amore che Maria e San Giuseppe hanno dato all'intera umanità, nel momento in cui hanno affrontato un viaggio difficile, che non si è certamente arrestato dopo la nascita di Cristo.
Francesca Sanfilippo