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Il pubblico delle grandi occasioni, una location suggestiva, per la fusione tra grandi musiche ed ottimi musicisti
Vogliamo iniziare il racconto della serata del 29 dicembre al Castello Ursino di Catania dalla conclusione: applausi. Forti, lunghi, liberatori. Tanto da superare nettamente la linea di percezione che separa un plauso pieno ma pur sempre mosso da circostanza e cordialità, dal tributo voluto - e fortemente - per consenso, partecipazione, emozione. Minuti di applausi costanti (anzi: in crescendo) che hanno salutato la conclusione, prima del rituale - e quanto mai atteso e gradito - "bis", del concerto del Lydian Ensemble diretto da Andrea Amici.
I musicisti. Tra i nostri consueti metodi di valutazione, c'è l'attenzione agli sguardi dei performers. Non si è percepita l'esigenza, tra i professionisti coinvolti, di "controllare" visivamente i colleghi. Semmai, si sono accennati sguardi di intesa, finanche di complicità. Un interplay oliato che è esitato in un impasto sonoro fluido ed incisivo. Sorprendentemente, poca anche la necessità di seguire la pur impegnativa - vedremo dopo i motivi - e praticamente inedita partitura. Se fosse confermato, come abbiamo avuto modo di apprendere da indiscrezioni, che il tutto - per i molti impegni professionali dei musicisti - sia stato preparato con un numero particolarmente esiguo di prove, ciò darebbe la netta cifra del talento dei membri dell'ensemble che quella sera era al proprio esordio. E che, lo diciamo sin d'ora, merita assolutamente di essere rivisto in altre occasioni e locations nazionali ed internazionali.
Ottimo quindi il battesimo nell'incantevole maniero federiciano per questo Lydian Ensemble, seguito con garbo ed attenzione dalla direzione di Andrea Amici. Il nostro ha studiato direzione d'orchestra, e si vede. Gradevole, premuroso con le sue movenze, che evitano il superfluo, non risultano coreografiche o invadenti, ma al tempo stesso partecipano di quanto viene eseguito. Ma l'eccellenza di Andrea Amici ("Eccellenze Siciliane" è il nome della rassegna del Centro Magma di Catania - a cui va dato tributo per le ottime proposte inserite nella rassegna comunale "Natale in città") è la scrittura musicale. "Scritture e Riscritture Sonore" è il nome dell'evento, e nell'aria del fine dicembre catanese si sono diffuse musiche edite ed inedite, di autori differenti, ma che si sono incastonate in una scaletta che è pari ad un pregevole copione teatrale. Si parte con una fantasia sul musical "The Sound of Music" di Richard Rodgers, ed è subito evidente che sarà una serata di emozioni in musica ad altissimo livello. Estremamente coesa la musica d'insieme, e già spiccano - senza mai prevalere sul tutto - i talenti individuali: si pensi al flauto di Domenico Testaì,
strumentista di raro talento (tra i pochissimi oggetto del nostro pieno gradimento ed approvazione) che sta sempre più conquistando i favori del pubblico. Ecco a seguire "My favorite Morricone I": primo dei due medleys dedicato alle composizioni più note ed apprezzate del compositore ed arrangiatore romano Ennio Morricone. È questa la prima "prova" a cui attendevamo l'arrangiamento di Amici, capace - rara avis - addirittura di sorprenderci. Anticonvenzionale per spirito e non per tendenza, Amici non fa una mera trascrizione delle partiture originarie, seppur non travalicando l'altrui opera con eccessi ed invadenze. Coraggiosamente, osiamo dire genialmente, coglie il pieno senso dell'altrui creatura e lo riassegna alla nuova strumentazione dell'ensemble, con scelte apparentemente impopolari ma che risultano, subito, assolutamente e pienamente indovinate. In questo, riteniamo che ad Amici faccia certamente gioco la lunga e consolidata esperienza di produzione musicale tramite strumenti virtuali. Il risultato è un rivivere, da parte del giovane concittadino (Amici stesso è nativo della Capitale) le invenzioni dell'anziano e celebrato autore, dando ad esse nuova vita, impegnando e coinvolgendo tutti gli strumenti ed i loro suonatori, portati tutti al livello di protagonisti, ponendo il fattore umano al livello di arte. Diciamo subito che, per questo, i membri del Lydian Ensemble, in maniera deliziosamente irrituale, hanno inteso dare tributo al "loro" direttore e compositore con un breve ed elegante "fuori programma", per bocca di un'emozionata Rosa Alba Nicolosi. Primo violino dell'ensemble, ha ottimamente figurato con uno stile fermo ed ottimamente coordinato con le colleghe Marianatalia Ruscica (giovanissimo talento dotato di rara sensibilità e fluidità, che con il "Ten Strings Duo" durante la scorsa estate si è esibita innanzi alla Regina Elisabetta II e tutta la Royal Family), secondo violino, e Rosaria Milici, violista tra le poche a rendere pienamente onore e giustizia ad uno strumento vieppiù lontano dalla percezione e gradimento del grosso pubblico.
Come accennavamo prima, è anche tempo di inediti (sebbene, come si intuisca e già su accennato, quasi tutta la riscrittura della scaletta si sostanzi in un sostanziale inedito): "...o sono forse quelle che ogni giorno ti sfuggono..." è un quintetto per chitarra ed archi in ricordo di Francesco Pennisi, dedicato al chitarrista Davide Sciacca. È contemporary music, quella di Amici, che piace senza svendersi, che inventa senza forzare inutilmente, che fluisce da un animo sincero e mosso da passione, talento, e capacità. Autore e dedicatario sono uniti da amicizia e comunione d'intenti, solidarietà ed attenzione per la musica contemporanea, e lo stesso Sciacca (di cui abbiamo già parlato su queste pagine, e che di "Eccellenze Siciliane" è l'ideatore, al pari della nuova stagione di "Fuorischema" prossimamente ai nastri di partenza alla Sala Magma di Catania e per la quale è in corso una, vista anche la caratura delle proposte, convenientissima campagna abbonamenti) si è detto emozionato ed onorato di questo "regalo" dell'amico Andrea.
Dono pregevole e che ha colto l'attenzione ed il gradimento di un pubblico sempre più "incollato" alle sedie. Premiato, in questo, da una formidabile "Tango Nuevo Suite": i temi di Astor Piazzolla (alcuni nelle versioni di Yuri Desiatnikov, ci sottolinea Amici) si allontanano dalle cicliche (e, ce lo si permetta: spesso "ciclostilate") riproposizioni delle musiche piazzollane, per restituire loro il calore e lo struggimento di cui il compositore argentino fu sublime interprete.
Ci piace notare l'ottima e versatile confidenza con gli strumenti di Patrizia Privitera, contrabbassista di ottimo "piglio" e capacità, e Stefania Puccia: notevole la sua "fusione" con uno strumento tra i nostri prediletti, il violoncello.
Il tutto trova conferma nelle preziose "Miniature", composte da Amici per il cortometraggio "Alle pendici dell'Etna il paradosso si integra", e già sentite al recente Expo di Milano. È "musica da film"? Più no che si. La risposta affermativa nasce dalla gradevolezza e scorrevolezza, ma originalità e qualche geniale pindarismo danno a queste Miniature vita propria, lontana dalle astuzie (e comprensibili "scorciatoie" e semplificazioni stilistiche) di taluni navigati compositori cinematografici. Qui, anche più che altrove in precedenza, ogni strumento trova fiato, e si rende notevole l'apporto dell'arpa di Angela Minuta, musicista di sopraffina intelligenza ed eleganza, e del pianoforte di Annalisa Mangano, straordinaria padrona dello strumento (elettrico, per l'occasione, ma senza che questo tolga nulla alla sua prestazione) e capace, in particolare con la citata contrabbassista Patrizia Privitera, di dare solida "ossatura" a tutto il concerto.
Con il proseguire del live si fanno più evidenti i cenni di intesa e di entusiasmo tra i membri dell'ensemble: professionisti giovani ma di elevata caratura, che nella serata donano a se stessi (seppur con discrezione) quelle manifestazioni cui piace assistere, nell'esternare l'umana gioia di partecipare all'arte in un momento di condivisione - e, perché no?, di esaltazione - collettiva.
Ancor più impegnativa la proposta, sia come scrittura che esecuzione, del medley "My favorite Morricone II": Amici dimostra la sua intelligenza di pianificatore e direttore, oltre che di arrangiatore, mettendo questo passaggio quasi in conclusione di scaletta: è empatia verso i musicisti - che a quel punto appaiono evidentemente in grado di proseguire ancora per ore! - e verso un pubblico, pienamente immerso nella catarsi che il prof. Amici, docente di Lettere, ben conosce.
L'intelligenza della proposta sta anche nel non strafare: ci appare corretta la scelta di Morricone anche come "prechiusura" di concerto. Ma è qui che attendavamo, più di ogni altro episodio della scaletta, la riscrittura amiciana: "Minuano", del Pat Metheny Group, scritto a quattro mani dal chitarrista statunitense con il sodale di sempre, il pianista Lyle Mays, ultimo brano di "Scritture e Riscritture Sonore".
Conosciamo approfonditamente l'opera del compositore e jazzista irlandese-americano, e ci aveva inizialmente sorpresi una scelta così "altra" e "diversa" a conclusione del programma. È facile, come spesso accade, "scivolare" su simili testi, spesso nel tentativo di "rendere l'originale" con scelte banali o azzardate. Ma Amici ha saputo fare di questo brano, che parla in musica di quell'insolito freddo vento che investe Brasile ed Uruguay provenendo dalle isole Falkland - fiera terra britannica nei mari del sudamerica -, la vera perla della serata. Intatto nel minutaggio, i vari passaggi (che nell'originale prevedono anche armonie vocali, come sovente accade nell'opera methenyana) sono riassegnati agli strumenti del Lydian Ensemble con estro e rara capacità di compenetrazione (mitemente ammessa dallo stesso Amici nella brevissima introduzione al brano) con l'originale, i suoi intenti, le sue vibrazioni. E se ci aspettavamo la rassicurante scelta di affidare il tema principale del brano, appannaggio di chitarra jazz e voce nella traccia di apertura dell'album "Still life (talking)", direttamente agli archi, ecco che ci troviamo invece le sei corde di Davide Sciacca a proporre in prima battuta l'atteso e noto tema, seguito osmoticamente dal flauto di Testaì (reso protagonista,
quando finanche nei live del Pat Metheny Group i fiati vanno in secondo piano nelle esecuzioni di "Minuano (Six Eight)"), ed infine dagli archi e da tutto l'ensemble. Il pubblico è attentissimo, immobile, tace. Intimamente, quasi ci dispiace che la progressione riveli indubitabilmente una durata fedele al testo madre. Curiosi e sospettosi per natura ed allenati dal mestiere, ci chiediamo quale sarà la reazione degli astanti alla magistrale esecuzione di un brano certamente non popolare come altri episodi della serata.
Passa quasi un secondo di "trance" dopo l'acuto accordo finale, ed ecco l'esplosione dell'applauso di cui parlavamo in apertura. Si scioglie la tensione emotiva, l'entusiasmo dei presenti è tangibile, sia in platea che fra gli esecutori: quei sorrisi, quei gesti più volte accennati in più momenti della serata si fanno aperti nei volti dei musicisti, faticano a non giungere all'abbraccio di gruppo, trattenuti solo dall'estrema serietà di autentici e quotati professionisti della musica.
Per nostra profonda convinzione, ci sembra eticamente corretto ed onesto plaudere solo quando quell'applauso corrisponde alla nostra più profonda percezione. E siamo assolutamente lieti di poter dire che ci siamo uniti a quell'acclamazione per l'intera durata della stessa, a cui abbiamo convintamente voluto far seguire una sincera stretta di mano di congratulazioni ed apprezzamento (ancor più rara nostra manifestazione in conclusione di eventi) al mite ma formidabile protagonista della serata: Andrea Amici.
Più che un "bis", la riproposizione di "Tango Nuevo Suite" ci è palesemente apparsa un sincero dono verso un pubblico ("sold out" la serata che avrebbe agevolmente riempito platee ben più capienti) che ha ben meritato, parte integrante di un evento decisamente memorabile.