In Sicilia si soffre per l’Etna, ma la deflagrazione in Indonesia fu un evento di proporzioni apocalittiche
Questo agosto è stato molto particolare per l'aeroporto di Catania, che come al solito ha fatto i conti con i capricci dell'Etna - che ha riempito tutto di cenere - dopo l’incendio che ha interessato il Terminal A dello scalo etneo.
Oggi voglio ricordare un evento, che io stessa sconoscevo, avvenuto 140 anni fa.
L'eruzione del Krakatoa del 1883 fu un violentissimo evento eruttivo dell’omonimo vulcano indonesiano, la cui fase terminale parossistica ebbe luogo nell'agosto del 1883.
Cos'è un'eruzione vulcanica?
L'eruzione vulcanica s'intende la fuoriuscita sulla superficie terrestre, in maniera più o meno forte ed esplosiva, di magma ed altri materiali gassosi provenienti dal mantello o dalla crosta terrestre. In genere l'eruzione vulcanica avviene o dal cratere principale di un vulcano o dai crateri secondari presenti nell'edificio vulcanico.
Il Krakatoa è un vulcano attivo dell'isola indonesiana di Rakata. Il nome Krakatoa viene anche usato per riferirsi al gruppo di isole circostanti, che costituiscono i resti di un'isola molto più grande costituita, prima della catastrofica eruzione del 1883, da 3 distinti picchi vulcanici. Nel ventunesimo secolo il centro dell'attività eruttiva è il vulcano detto Anak Krakatau (“figlio del Krakatoa”).
L'eruzione del Krakatoa, avvenuta il 27 Agosto 1883, è stata una delle maggiori eruzioni vulcaniche avvenute in tempi storici: sviluppò una potenza di 200 megatoni, espellendo circa 21 chilometri cubi di roccia, cenere, generando un boato tra i più forti mai registrati e fu udita fino ad Alice Springs in Australia, e a Rodrigues, vicino all'isola Mauritius, e il riverbero delle onde atmosferiche fu avvertito in tutto il mondo.
«Benché sembra che nessuno sia stato ucciso dall'esplosione iniziale, lo tsunami generato provocò effetti disastrosi, uccidendo circa 36.000 persone e spazzando via numerosi villaggi nelle isole di Giava e Sumatra; 165 villaggi vennero distrutti e 132 gravemente danneggiati. Altre 1.000 persone circa morirono per gli effetti dei fumi vulcanici e della cenere. Navi lontane, nel Sudafrica, si capovolsero quando vennero colpite dall'onda di maremoto e i corpi delle vittime furono ritrovati nell'oceano per diverse settimane dopo il tragico evento. Ci sono numerosi rapporti che documentano la presenza di gruppi di scheletri umani vaganti alla deriva per l'oceano Indiano su zattere di pomice vulcanica e finiti sulle coste orientali dell'Africa fino a un anno dopo l'eruzione.
L'eruzione del 1883 fu tra le più devastanti esplosioni vulcaniche nell'era moderna, classificata con VEI pari a 6, equivalente a 200 megatoni[3] (200 milioni di tonnellate di TNT), una potenza quattro volte maggiore della più grande bomba mai costruita dall'uomo, la Bomba Zar, che durante il test atomico sprigionò 50 megatoni. Le onde d'aria generate dall'esplosione "viaggiarono" sette volte intorno al mondo e il cielo si oscurò per i giorni successivi. L'isola di Rakata quasi cessò di esistere, dal momento che oltre due terzi della superficie fu polverizzata, e il fondo dell'oceano che la circondava fu drasticamente alterato. Due isole vicine, Verlaten e Lang, incrementarono la loro superficie. La cenere vulcanica continua a costituire una parte significativa della composizione geologica di queste isole».
(https://it.wikipedia.org/wiki/Eruzione_del_Krakatoa_del_1883)
Esistono al mondo ancora molti vulcani attivi, ma ci auguriamo che non si ripeta più una cosa del genere.
«La cosa più pericolosa di un vulcano è che può sbadigliare».
(Antoni Regulski)
Viviana Giglia
