Nota come Elisabeth Hevelius, fu una delle prime astronome della storia

 

Elżbieta Katarzyna Koopman, nasce nel 1647 a Danzica, in Polonia, nell'allora confederazione polacco-lituana, da una ricca famiglia di mercanti di Danzica, i Koopman, noti in tedesco anche come Kaufmann (che in tale lingua significa proprio "mercante"). È conosciuta tutt'oggi con il nome latinizzato Elisabeth Hevelius, in quanto moglie dell'astronomo Johannes Hevelius.

Fin da bambina si interessò ai corpi celesti, che divennero ben presto la sua più grande passione. Appena sedicenne conobbe Jan Heweliusz, astronomo di cinquantadue anni, anche lui originario di Danzica, il quale possedeva in città il miglior osservatorio del mondo. È conosciuto con il nome latinizzato di Johannes Hevelius o, più raramente, quello italianizzato Giovanni Evelio. È passato alla storia come il fondatore della topografia lunare, titolo che si guadagna grazie alla scoperta della librazione della luna in longitudine, e alla conseguente pubblicazione dei suoi risultati in Selenographia (nel 1647). Descrisse inoltre undici nuove costellazioni, sette delle quali sono tuttora in uso, e fece osservazioni sulle macchie solari (dal 1642 al 1645). Tra Elisabeth e Johannes sbocciò l’amore e poco tempo dopo fu celebrato il loro matrimonio. Ebbero 4 figli, uno dei quali maschio e destinato a morire precocemente. Il 26 settembre del 1679, dopo la visita fatta da Edmond Halley che già studiava il sistema solare e le macchie solari, un incendio appiccato da malintenzionati distrusse la loro casa e l’osservatorio. Hevelius scrisse anche al re di Francia Luigi XIV per spiegare cosa fosse accaduto :

«Nell’infelice sera davanti al fuoco mi sentii profondamente turbato da paure insolite. Per tirarmi su il morale, convinsi la mia giovane moglie, fedele assistente per le mie osservazioni notturne, a passare la notte nel nostro ritiro di campagna fuori le mura della città […]».

Johannes riuscì a riparare prontamente il danno giusto in tempo per poter osservare la Grande Cometa del dicembre 1680. Ma da tempo era malato di artrite, e le sue condizioni di salute si aggravarono fino alla morte, avvenuta il 28 gennaio 1687, il giorno del suo settantaseiesimo compleanno. Dopo la morte del coniuge, Elisabeth si dedicò all'approfondimento degli studi del marito, che negli anni precedenti aveva scoperto quattro comete (apparse, rispettivamente nel 1652, 1661, 1672 e 1677) e teorizzato la loro rivoluzione in traiettorie paraboliche attorno al Sole. La giovane studiosa, affinché il lavoro di quel marito che aveva sempre incoraggiato non andasse perduto, si occupò anche di editare tre libri per poterli pubblicare. Contattò a tal fine la Royal Society di Londra, che però non rispose. Ma l’astronoma non si arrese: la prima opera, Stellarum Fixarum, fu pubblicata a sue spese di nel 1687 così come le altre due, Firmamentum Sobiescianum sive Uranometria e Prodromus Astronomiae nel 1690, un trattato nel quale elencava 1.564 stelle e le loro posizioni con relative indicazioni per calcolare longitudine e latitudine. I testi riportarono solo il nome di Johannes ma fu innegabile il grande merito di Elisabeth, abile matematica e conoscitrice anche del latino, lingua che usava per comunicare con altri scienziati quando cercava una cura per la malattia che attanagliava il marito. Morì nel 1693 e le fu dedicato un asteroide denominato 12625 Koopman ed il Cratere Corpman su Venere.

Circa un secolo più tardi, il matematico e astronomo François Arago scriverà:

«Madam Hevelius, fu la prima donna, per quanto ne so, a non aver avuto paura di affrontare la fatica di fare osservazioni e calcoli astronomici».

Elizabeth Koopman è ancora oggi considerata una delle prime donne astronome della storia, e deve questa sua fama non soltanto alla sua passione per l'astronomia e alle sue incontestabili capacità, ma anche alla sua determinazione. La caparbietà di una donna che ha trasformato il suo amore per la scienza in una missione e senza la quale le conoscenze coltivate dal pur talentuoso marito non sarebbero mai pervenute ai posteri. Per questo la Koopman è un faro per tutti e per tutte noi. Ma soprattutto per quelle donne che ricevono tante porte in faccia, eppure non smettono mai di bussare, sicure del loro talento e del valore delle loro conoscenze, desiderose di lasciare un segno, partecipando al progresso dell'umanità. Spinte dalla forza psichica che le ha sempre contraddistinte durante la Storia, indipendente dal loro status sociale, dal mestiere che scelgono, e dal sogno che tentano di realizzare.

La Storia umana dovrebbe essere osservata anche con questa lente di ingrandimento, ricordando, cioè, tutte quelle donne che hanno contribuito a dipingerla con le loro opere e le loro imprese ogni qualvolta hanno scelto di uscire dall'angolino domestico, e dalla controluce dove ancora oggi le si vorrebbe rilegare. Ancora troppo spesso.

Perché la Storia non è stata fatta soltanto da chi è sempre stato sotto i riflettori, dagli uomini che ricordiamo, bensì anche dalle donne che spesso dimentichiamo, sia quando esse riescono ad accaparrarsi la ribalta, sia quando agiscono dietro le quinte.


Francesca Sanfilippo

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