Oggi però nessuno pensa più alle radio come radio libere, ma solo come radio commerciali
Oggi sono 103 anni da quel 20 agosto 1920 in cui la WWJ di E.W. Scripps a Detroit riceve la prima licenza commerciale per radiodiffusione. Questa emittente viene riconosciuta come la prima stazione radio commerciale al mondo, anche se all’epoca in una non esisteva ancora la pubblicità a sostenere i costi di gestione. La prima radio commerciale al mondo fu la 8MK ed ha regolare orario di programmazione. Le stazioni radio dell'epoca, poche, erano di proprietà di costruttori edili o di catene di negozi e nascevano con lo scopo principale di vendere i loro prodotti. Dopo Detroit nel giro di due anni, nacquero altre emittenti radiofoniche. La compagnia elettrica Westinghouse lanciò ben tre stazioni a Pittsburgh: Newark e Chicago. La RCA, Radio Corporation of America, la più grande azienda di comunicazioni degli Stati Uniti, inaugurò una stazione sperimentale.
Che tipo di programmi radio si facevano?
Le trasmissioni radiofoniche si occupavano soprattutto di notizie, per lo più sportive e legate al mondo della politica. Fu proprio con l’arrivo della musica Jazz che il fenomeno radio commerciali esplose definitivamente. Prima della fine del 1922 nacquero ben 500 stazioni radio. Il resto è storia dei nostri giorni: un concentrato di musica, notizie e intrattenimento.
Cosa è successo in Europa e in Italia?
Dalla metà degli anni '60 nei giovani in tutta e in Europa cera voglia di radio, intesa come sorgente di intrattenimento, musica e anche informazione non controllata dai vari governi. Nel paese europeo leader nel progresso dei costumi, la Gran Bretagna, questa voglia era stata soddisfatta dalle cosiddette radio pirata (Radio Caroline, Radio Veronica) e la stessa cosa avveniva in altri paesi del Nord Europa.
In Italia, la Rai, rispose a questa esigenza mettendo in palinsesto programmi di “rottura” alla tradizionale programmazione ingessata: trasmissioni come Bandiera Gialla, Per i giovani, Alto gradimento, Hit-Parade, Supersonic, sono ancora vive nei ricordi degli odierni 50enni.
Per i ragazzi italiani era possibile ascoltare due radio straniere che trasmettevano in lingua italiana, e che avevano iniziato una programmazione orientata ai giovani e alla musica, con un linguaggio dinamico e nuovo, era Radio Montecarlo (che trasmette dal marzo del 1966 dal principato di Monaco. Unica grande limitazione di Radio Montecarlo, la trasmissione in onde medie, con un trasmettitore potentissimo, si, ma ricevibile solo sulla costa tirrenica del nostro paese. Insieme a Radio Capodistria una radio che proponeva un nuovo stile di conduzione, vivace, spezzato nel ritmo, che sarebbe stato poi assorbito dalla RAI con il celebre programma di Supersonic.
A parte queste due realtà “anomale”, c'era anche qualcosa che la radio ufficiale non poteva permettersi o permettersi solo in parte, la comunicazione bidirezionale attraverso la sinergia con il telefono.
All’inizio degli anni '70 si crearono le condizioni per la radiofonia privata nei principali paesi europei, con l'Italia in prima fila per numero di emittenti e numero di ascoltatori .
Nel 1974 intanto la Corte Costituzionale concesse ai privati la facoltà di trasmettere via cavo in ambito locale. Fu la prima storica sentenza contro il monopolio statale. Però, sentendo che i tempi stavano cambiando, alcuni pensarono che prima o poi sarebbero state liberalizzate anche le trasmissioni via etere. Senza aspettare un successivo pronunciamento, furono aperte in alcune città italiane radio private via etere.
Cosa si intende per "radio libera"?
«Le radio libere sono le emittenti radiofoniche nate in Italia dopo la liberalizzazione dell'etere sancita dalla Corte costituzionale nel 1976».
(https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Radio_libere&oldid=134507737)
Primo grande evento fu il passaggio di frequenza da AM ad FM, adesso si è capaci di raggiungere il livello di copertura provinciale e addirittura nazionale.
A più di 30 anni di distanza, dopo numerosi tentativi e sentenze nessuno pensa più alle radio come radio libere, ma solo come radio commerciali. E purtroppo proprio le esigenze commerciali hanno abbassato lo standard verso i gusti musicali più comuni, e hanno allontanato ogni velleità di sperimentazione.
«La televisione, come diceva Mc Luhan, non è figlia dell’immagine ma della parola, è figlia… della radio. Quando è arrivata la televisione tutti hanno detto: per la radio è finita! Non è stato così. La radio, qualunque cosa accada, ce la farà sempre. Pubblica o privata ma principalmente privata, la radio ha una grande funzione di informazione e intrattenimento e permette di arrivare facilmente a un pubblico, come quello giovanile, altrimenti irraggiungibile».
(Maurizio Costanzo)
Viviana Giglia