Dal quartiere di San Giovanni di Galermo Salvatore Tomasello alla conquista del mondo

 

Dal 2010 la Liuteria Galermo, sita a San Giovanni di Galermo, nella periferia di Catania, si occupa della costruzione e conservazione di due tra i più importanti strumenti musicali della tradizione folkloristica siciliana e della cultura agropastorale: il friscalettu 7+2 e la zampogna a paro. Oggi affermato punto di riferimento, la "Liuteria Galermo" collabora con musicisti di fama internazionale, ma anche con suonatori siciliani e semplici appassionati che vogliono portare a casa il suono autentico della Sicilia. I suoi strumenti hanno varcato soglie davvero illustri, per citarne alcuni: la London Philharmonic Orchestra, la Philharmonie Berlin, la commedia musicale Al Capone con il tenore Roberto Alagna e molti altri ancora. Inoltre, non mancano mai piccoli lavori di liuteria su mandolini e chitarre, in quanto il proprietario della liuteria, Salvatore Tomasello, discende da una famiglia di musicisti. Il nonno e il bisnonno, erano infatti barbieri musicisti che, a cavallo tra la fine dell'800 e il '900, suonavano la musica dei saloni da barba con chitarra e mandolino.

La Liuteria Galermo è stata notata anche dall'emittente televisiva Rai 2, dove Salvatore Tomasello si è raccontato al pubblico con umiltà ed entusiasmo. Ma Salvatore non si limita soltanto a costruire strumenti musicali, bensì ama diffondere la cultura musicale siciliana nelle scuole, promuovendo attività formative volte ad accostare le nuove generazioni a una tradizione che, come sostiene l'artigiano, non può essere dimenticata ma deve continuare ad essere tramandata di generazione in generazione. Una tradizione che per lui è come una seconda pelle, e della quale ama illustrare tutte le peculiarità.


Nella nostra intervista Tomasello ci parla della zampogna siciliana, più propriamente detta "zampogna a paro".

Come si costruisce una zampogna a paro?

«Per prima cosa ci tengo a sottolineare che sono l’allievo del costruttore più quotato di questo momento storico, Pippo Carpita da Castelmola, che mi ha aiutato a perfezionare ogni singolo passaggio per la costruzione di una zampogna. Il procedimento costruttivo inizia dal taglio dei tronchi che possono essere d'ulivo o d’ulivo selvatico. Vanno bene anche l'erica, l'albicocco, il mandorlo, il pistacchio, il sorbo, e il nespolo. Una volta che il legno è stato raccolto lo si spacca in quattro parti uguali con l'ascia. Poi lo si fa stagionare per cinque, sei, dieci anni, in base al tipo di legno. Non bisogna però dimenticare che è importante raccogliere la legna quando la luna è calante, nel periodo più freddo dell'anno, perché durante quest'arco di tempo di tempo all'interno dei tessuti lignei c'è una limitata concentrazione di linfa, il che permetterà al legno di non spaccarsi in fase di stagionatura. Con la luna crescente, il traslocamento della linfa aumenta, mentre diminuisce in luna calante. È necessario che la fibra del legno sia molto fitta e compatta. Dopo aver raccolto il legno e averlo fatto stagionare a dovere, bisogna scartare le parti che nel frattempo si sono fessurate a causa del tempo trascorso. A questo punto lo si taglia con la sega a nastro o lo si accetta, e poi lo si prepara per il tornio. Il legno viene forato e alesato all'interno per poi essere tornito artisticamente. Una volta fatto questo, le canne della zampogna sono già pronte ma bisogna incastrarle nel ceppo, realizzato rigorosamente con un legno più morbido di quelli elencati in precedenza, ad esempio il ciliegio o il gelso.

Di solito le canne da incastrare nel ceppo sono quattro, ma possono essere cinque: i due chanter, una per la mano destra e una per la mano sinistra, e le altre due (ma a volte sono tre), chiamate bordoni, che producono il suono di una nota fissa. Ma non è ancora finita. Bisogna mettere le ance affinché la zampogna possa emettere il suono e non rimanga soltanto un pezzo di legno. La zampogna a paro infatti suona grazie a delle ance semplici di canna, denominate cannizzole. Anticamente si usavano le pipite, ovvero delle ance di canna doppie. Anche per raccogliere le canne per le ance bisogna aspettare che ci sia la luna calante, e occorre reperirle da un terreno “siccagno”, cioè molto lontano dall'acqua, in modo tale che la fibra della canna sia molto fitta. Diversamente è inutilizzabile. Io da pioniere ho introdotto e diffuso in Sicilia, da più di dieci anni a questa parte, le ance doppie sintetiche. L'ho fatto per facilitare e assicurare che la zampogna sia costantemente accordata».

 


Quindi ti piace anche usare l'inventiva mentre costruisci i tuoi strumenti musicali? Non ti limiti a eseguire solo quello che ti hanno insegnato. Giusto?

«Io parto da un presupposto, che si può sintetizzare con una mia risposta a un antico proverbio siciliano. Il proverbio in questione recita “I ferri fannu 'u mastru”. Io ci credo in questo detto popolare però vi aggiungo “ma u veru mastru sa sapiri fari i ferri”. Questo è un mio personale motto che a mio avviso completa il messaggio del proverbio sopracitato, perché un artigiano deve anche saper scegliere i suoi attrezzi, ma deve soprattutto saperli costruire. Ecco qual è la parte più difficile di questa meravigliosa attività umana. Ad esempio gli alesatori che ho utilizzato per alesare le canne delle mie zampogne li ho costruiti io, non esistono in commercio. Perché anche in questo bisogna stare attenti, gli alesatori devono essere diversi in base al tipo di zampogna e alla sua grandezza».

 

E la sacca che si gonfia quando si dà fiato alle canne come si chiama?

«Si chiama otre. È una sorta di riserva d'aria e si preferisce ricavarla dalla pelle di capra piuttosto che la pelle di pecora, in quanto quest'ultima non è abbastanza rigida e quindi si sgonfia facilmente quando finiamo di suonare. Se si vuole ricominciare poi bisogna soffiare diverse volte prima di generare un suono decente. Con la pelle di capra è semplicissimo invece».

 




È vero che la zampogna siciliana è molto richiesta durante il periodo natalizio?

«Sì, perché anche la zampogna a paro, pur essendo nata come strumento musicale pagano, ormai oggi è utilizzata per lo più a scopi religiosi. Un po' com'è successo con un altro strumento musicale: l'organo a canne. Ma ci tengo a dire che a differenza di quest'ultimo la zampogna a paro ha anche un altro significato: in alcuni quartieri di Catania lo zampognaro viene spesso chiamato per suonare davanti a una casa dove è nata una nuova vita, o davanti a un negozio che è stato appena aperto. Il suono della zampogna è una sorta di benedizione, che il popolo preferisce addirittura a quella di un prete. Essa funge anche da strumento apotropaico, volto cioè ad allontanare i mali e le sventure».

 


So che anche Fiorello ha un tuo strumento ed il M° Franz Albanese, direttore del Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma è passato a trovarti in laboratorio. E che sei stato notato anche dalla Rai. Te l'aspettavi tutta questa visibilità?

«Beh, sinceramente quando inizi a costruire strumenti musicali, in particolar modo strumenti di “nicchia” in un quartiere di periferia sconosciuto, per quanto tu possa provare a fare la differenza grazie alla professionalità e alla qualità dei prodotti, non credi mai che ti possa accadere una cosa del genere, né pensi di riuscire a collaborare con molti artisti di fama internazionale, come, per ultimo, il grande Fiorello. Ad innescare la scintilla è stata una bellissima intervista su Video Mediterraneo con il grande showman Ruggero Sardo che mi ha presentato e dato un volto per la prima volta nel piccolo schermo. L' intervista in Rai è stata molto costruttiva ed il contesto del programma era davvero di alta cultura. Adesso penso solo a coltivare la mia passione per le melodie autentiche della mia terra, di diffonderle e farle conoscere a più persone possibili, il che rimarrà sempre la mia principale missione. Ma sono felicissimo dei riscontri che ho avuto. Adesso quando costruisco i miei strumenti ci metto la faccia. Ma sopra ogni cosa ho constatato che la dedizione per quello che faccio mi ha davvero premiato, e questo è un ulteriore stimolo per me. Ecco perché troverò sempre spazio per le passioni nel mio quotidiano, probabilmente finché avrò vita».

 

Le creazioni di Salvatore Tomasello sono visibili anche sulla pagina di Facebook Liuteria Galermo, sul sito www.friscalettu.com e sul canale YouTube "Liuteria Galermo".

 

La storia di Salvatore e della sua liuteria è un esempio di come la passione sia sempre un valore aggiunto se ci si vuole costruire un'attività dal niente. Soprattutto se si percorrono le strade meno battute, in quanto oggi non sono in molti a valorizzare le tradizioni locali e ad amare le proprie radici. In un mondo dove tutto è "global" stiamo perdendo la percezione del "local", della nostra specificità. Ma davvero non si può porre un freno all'omologazione estrema, foggiata dalla cultura global e dal post- capitalismo? È davvero impossibile attuare un sano scambio culturale con i nostri vicini senza tuttavia perdere la nostra identità, ma difendendola? O può essere ancora una sfida entusiasmante riscoprire le nostre radici culturali, valorizzarle e raccontarle al mondo, trasformando questa attività in una missione e, perché no, col tempo anche in un mestiere?

 

 

Francesca Sanfilippo

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