In Italia spopolerà la Lettera 22 della Olivetti, forse il modello più famoso della storia

 

Il brevetto del "tipografo" di Burt

Il 23 Luglio è una data emblematica aziendale per la storia del giornalismo o comunque dei metodi di scrittura in generale.

«Il 23 luglio 1829, l’americano William Austin Burt riceve il brevetto USA n. 5581X per la sua invenzione del “tipografo”: la prima macchina per scrivere a macchina mai realizzata in America però seconda al mondo dopo quella realizzata in Italia da Turri nel 1808. Burt acquisisce i diritti esclusivi completi per il tipografo per 14 anni, secondo la lettera di brevetto che riceve, firmata dal presidente Andrew Jackson». (https://www.neureka.it/)

Fu William Ozmun Wyckoff, presidente dell’Associazione dei cronisti stenografici dello Stato di New York, che ha pubblicizzato il nome non scritto “macchina da scrivere” nel 1886. Il termine diviene pubblicamente accettato nel 1919.

Inizialmente le macchine di “scrittura di tipo” (quelle che usano lettere di carattere tipografico) vengono chiamate col nome “tipografo” dall’invenzione del 1829 di Burt, Fino al 1874 circa da parte di vari inventori che migliorano la macchina. Tuttavia, il concetto alla fine diviene noto come "Typewriter” nel 1874.

Com'era composta una macchina da scrivere?

Per quanti non hanno mai avuto la possibilità di conoscerla: «la macchina è composta da una scatola rettangolare di legno (12 x 12 x 18), che funziona premendo una leva rotante in modo che le lettere di inchiostro possano entrare in contatto con la carta. Il numero di linee digitate sulla carta viene visualizzato da un indicatore circolare simile a un orologio sulla parte anteriore della scatola. La carta stessa è attaccata ad una cintura di materiale simile al velluto, che ruota quando la leva dell’impronta è abbassata». (https://www.neureka.it/)

Chi era William Austin Burt?

Burt nacque a Worcester, Massachusetts, e visse nel Michigan dal 1822 fino alla sua morte nel 1858.

Ha servito come primo direttore delle poste di Mount Vernon dal 1832 al 1856.

Fu un giudice del tribunale del circuito della contea di Macomb nel 1833, un legislatore statale nel 1853 e un vice geometra degli Stati Uniti dal 1833 al 1853. Durante il

rilevamento, ottenne consensi per il suo accurato lavoro sui rilievi del suolo pubblico. Nel 1857, Burt si trasferì a Detroit, dove morì un anno dopo.

Tra le numerose invenzioni di Burt c'era il tipografo e anche la bussola solare, uno strumento di rilevamento utilizzato nel Michigan Survey, utilizzata in regioni ricche di minerali, che interferirebbero con letture accurate quando si utilizzano strumenti ordinari. La sua bussola solare e i suoi adattamenti divennero strumenti standard per il rilevamento del territorio del governo in gran parte degli Stati Uniti occidentali e furono utilizzati fino a quando il GPS non fu disponibile alla fine del XX secolo.

Appartengo alla classe '83 una delle ultime, all'istituto tecnico, a usare la macchina da scrivere (elettronica) durante l'ora di dattilografia; durante l'ora di informatica invece usando i pc con i floppy disk.

Ho vissuto in un momento storico che ha segnato un percorso di passaggio.

Naturalmente oggi gli appassionati di scrittura, come me, conoscono la famosa Lettera 22. «Con le vocali e le consonanti si fanno le parole, con le parole si fanno i pensieri, coi pensieri si pensano le lettere, con la Lettera 22 si scrivono»: così un famoso claim pubblicitario recitava della celeberrima macchina da scrivere Lettera 22 della Olivetti, forse la macchina da scrivere più famosa della storia.

Sicuramente vista in innumerevoli film, compagna fidata di tantissimi giornalisti e scrittori, inseparabile strumento di lavoro per migliaia di persone, oggetto elegante dal design curato tanto da essere entrata a far parte di musei.

Indro Montanelli con la sua Lettera 22

«Ha permesso ai suoi utenti di scrivere documenti e appunti in modo rapido e preciso, rendendola un’importante attrezzatura per l’ufficio, il lavoro e per la vita quotidiana. Si trattava del resto, come ha scritto Elena Papa, “di una macchina progettata per entrare nelle abitudini degli italiani”, con la conseguenza che anche il nome stesso doveva risultare familiare (ecco quindi perché fu scelto un nome italiano e non straniero). Come recitava uno slogan pubblicitario, infatti, “Olivetti Lettera 22 reca nel nome, con la qualità della sua origine, la sua destinazione”. Ventidue, probabilmente perché ventuno sono le lettere dell’alfabeto italiano, e la macchina voleva porsi come ideale prolungamento del sistema di scrittura della lingua italiana». (https://www.finestresullarte.info/)

«Gli scrittori diventano umani solo quando si mettono davanti alla macchina da scrivere; allora possono diventare bravi o persino eccezionali. Toglili dalla macchina da scrivere e diventano dei cazzoni».

(Charles Bukowski)

 

Viviana Giglia

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