Karol Wojtyła: un grande uomo, un grande Papa, un grande Santo

 

Photo by Rob Oo

Sono trascorsi diciotto anni dal 2 Aprile 2005 in cui alle 21.37 nel Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Wojtyla moriva provato dalla malattia.

Fu Monsignor Leonardo Sandri, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, a dare il triste annuncio della morte del pontefice alle migliaia di persone accorse in preghiera in Piazza San Pietro:

 

«Carissimi fratelli e sorelle, alle 21:37, il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre, preghiamo per lui».

 

Subito dopo il Salve Regina le campane della Basilica di san Pietro hanno suonato a lutto.

Da quel momento tutto cambia. Angoscia, incredulità e tristezza: questi i sentimenti che invasero le migliaia di persone che in quei minuti stavano percorrendo via della Conciliazione per raggiungere piazza San Pietro.

 

Pochi istanti prima, ai ragazzi che vegliavano in piazza sotto le sue finestre, aveva dedicato un ultimo pensiero: «Vi ho cercato. Adesso voi siete venuti da me. E di questo vi ringrazio».

 

I fedeli che ancora non sapevano nulla, si fermavano davanti alle decine di postazioni televisive per sapere le ultime notizie. Appresa della scomparsa del Santo Padre, la piazza già stracolma continuò a riempirsi di persone. Iniziò allora una lunga veglia di preghiera e

quella sera e fino all'8 aprile, quando hanno avuto luogo le esequie, Giovanni Paolo II è stato pianto da una folla di più di tre milioni di pellegrini. Roma fu invasa da milioni di fedeli e non, provenienti da tutto il mondo, per rendere omaggio alla salma del papa, attendendo in fila anche fino a 24 ore per poter accedere alla Basilica di San Pietro nella Città del Vaticano.

 

I cattolici polacchi, che hanno una enorme devozione verso il pontefice e si riferiscono a lui come al loro "padre", rimasero particolarmente scossi dalla sua morte. Chiesero che almeno il cuore di Giovanni Paolo II fosse seppellito nella sua patria, ma il papa venne, prima, sepolto nelle Grotte Vaticane, come la maggior parte dei Pontefici, e attualmente si trova in Basilica, a seguito del processo di canonizzazione. Già, perché dopo i suoi 26 anni di Pontificato, oltre ad essere riuscito, per il suo funerale, a muovere tutte le autorità mondiali e mettere in stand-by tutto il mondo, fu acclamato dalla folla: "Santo subito!”, assistiamo così alla canonizzazione di Giovanni Paolo il 27 aprile 2014, a soli nove anni dalla morte avvenuta il 2 aprile 2005: è stata una delle più veloci della storia.

 

Era il 7 Gennaio del 2004, in una Sala Nervi gremita, ma ordinata, di persone provenienti da ogni parte del mondo , si è tenuta la prima Udienza Generale del mercoledì del nuovo anno. Ero lì anche io, in prima fila, proprio sotto la gradinata. Ero super emozionata. L'aula Paolo VI, la stessa da dove viene trasmesso il concerto di Natale, di presenza è molto più grande.

 

C'erano presenti alcune delegazioni di autorità, capi di stato, sacerdoti, vescovi, coppie di sposi novelli in abito, disabili con accompagnatore ed anche un gruppo di circensi. Ogni tanto, in fondo, si sentiva qualcosa in varie lingue, ad un certo punto inizia una forte musica, si apre la porta sull'altare entrano le guardie svizzere e dietro eccolo, sul tronetto mobile, il Papa, Giovanni Paolo II. Da quel momento il mio viso è stato inondato da lacrime di gioia.

 

Arrivato alla fine dell'incontro fu detto: "carrozzine e accompagnatore si mettano in fila per salire sull'altare a salutare velocemente il Santo Padre", io non mi aspettavo una cosa del genere, il mio cuore impazzì. Quando fu il mio turno, emozioni varie mi invasero il corpo, lacrime silenziose percorrevano il mio viso e mi persi nella profondità e dolcezza dei suoi occhi azzurri. Mi ricordo che disse al suo segretario : «da dove viene questa bella ragazza?»; io non riuscii a dire nulla per l'emozione.


 

Adesso quando ci ripenso mi sento fortunata perché ho avuto il privilegio di aver conosciuto un grande uomo, un grande Papa, un grande Santo. Per me il mio nonnino Karol dal quale ho imparato a non avere paura. "La vita è un dono meraviglioso", come diceva, io ho imparato a vivere nonostante tutto.

 

Per una delle molteplici coincidenze a cui Giovanni Paolo II ci ha abituati, quest'anno il suo diciottesimo anniversario, il 2 Aprile è la Domenica delle Palme in cui la Chiesa Cattolica ricorda l'entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme per andare incontro alla morte. Così ha inizio la Settimana Santa durante la quale si rievocano gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo e vengono celebrate la sua Passione, Morte e Risurrezione. La Domenica delle Palme, chiamata anche "Domenica della Passione del Signore", in quanto nelle chiese si legge il racconto della Passione e Morte di Gesù, che verrà riletto, nella versione dell'evangelista Giovanni, durante la liturgia del Venerdì Santo.

 


La coincidenza con la ricorrenza della morte di Giovanni Paolo II ci permette di fare un collegamento: papa Wojtyla ha seguito le orme del suo Maestro e Signore attraversando la "passione" degli eventi dolorosi del secolo XX: la seconda guerra mondiale nella sua Polonia, travagliata dall'invasione e dallo sterminio degli ebrei, la guerra fredda con la divisione del mondo in due blocchi, i tanti conflitti armati (e la sua voce inascoltata nel richiamare alla pace) la globalizzazione economica con l'aumento degli squilibri tra poveri e ricchi e l'inizio della crisi climatica. Lui stesso fu colpito nell'attentato in Piazza San Pietro del 13 maggio 1981.

 

In tutto questo egli non ha smesso di richiamare alla speranza, al perdono, alla riconciliazione, stimolando credenti e non credenti a mettere al primo posto il valore della dignità dell'uomo, di ogni uomo, senza differenze. Ha vissuto la sua "passione" con il suo essere "appassionato".

Emblematica resterà l'immagine del Vangelo sulla sua bara, il giorno del funerale, sfogliato dal vento.

Fonte: ANSA

 

 

Viviana Giglia

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