L'ex Iena con l'uscita del suo libro "Cattivo sangue" dichiara la sua sieropositività

 


Elena Di Cioccio durante una recente puntata de “Le Iene” pronuncia delle parole che stanno facendo molto discutere perché hanno riacceso i riflettori sulla sieropositività, un tema ancora troppo poco dibattuto, quasi un tabù, sul quale c’è ancora molta disinformazione.

 

Ma andiamo avanti per ordine:

 

Chi è Elena Di Cioccio?

Elena Di Cioccio, all'anagrafe Elena Maria Ida Di Cioccio, è un'attrice, conduttrice televisiva e conduttrice radiofonica italiana.

"Figlia di Franz Di Cioccio, cantante e batterista della PFM, Elena, già da adolescente, inizia ad esibirsi come cantante rock nei club milanesi e milita in diversi gruppi, tra cui una band tributo ai Kiss, in cui interpreta il frontman Paul Stanley. Fino al 2000 di notte canta e di giorno lavora nell'organizzazione di eventi musicali dal vivo. Studia canto, recitazione, doppiaggio". (Fonte: Wikipedia)


Per ventuno anni è stato un segreto, un grande macigno, Elena ha deciso di liberarsi del fardello che l’ha costretta, per non finirne schiacciata, a diventare nel tempo mille persone, tutte diverse da quella che lei è davvero. Nell'ultima intervista alle Iene dichiara: «Ho 48 anni e da 21 sono sieropositiva. Ho l’Hiv. Oggi non ho rimpianti e non sono più arrabbiata. Ma ho dovuto processare molte cose. Per quasi metà della sua vita ha cercato di nascondere il fatto di avere l’Hiv. Ora ha deciso di renderlo pubblico, scrivendoci anche un libro».

Perché? Ci staremo chiedendo

«Dopo anni passati divisa tra la paura e la rabbia, non mi sento più in difetto di niente. Io sono questa cosa qui e non voglio più nascondermi. Quando incontro ogni singola persona mi domando se, come e quando dire che sono sieropositiva: lasciando la mia parola scritta ora lo do per fatto, una volta per tutte». (Fonte: Corriere della Sera)

Elena Di Ciccio rimette sotto i riflettori il tema della sieropositività, ed il disagio di essere "additata" e addirittura discriminata dagli altri. Dice: «la medicina ha fatto finire l’epoca dell’alone viola, della paura: per voi e per noi» (Fonte: Open)

Su questo tema, anche in Sicilia qualcosa si muove. Nel 2019 a Catania, in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS è stato presentato il mediometraggio “Io&Freddie. Una specie di magia” nell’ambito della Campagna di sensibilizzazione contro il virus dell’HIV promosso dal Centro Studi delle Professioni Sanitarie per la Giustizia, presieduto da Francesco Santocono, dirigente dell’ARNAS Garibaldi di Catania e curato dall’agenzia di relazioni pubbliche AJS Connection. Lo stesso Santocono ne è stato autore e regista ed ha dichiarato: «Da comunicatore mi sono subito reso conto dell’esigenza di riaccendere i riflettori su questa patologia, ormai quasi dimenticata dai media. Sulla scorta del successo cinematografico ottenuto lo scorso anno da Bohemian Rapsody, ho voluto costruire un messaggio di prevenzione, concentrandomi in particolare sul percorso umano di Freddie Mercury, davvero utile a stimolare un momento di riflessione a un pubblico vasto e variegato, capace di comprendere diverse fasce d’età». (Fonte: Catania Medica)

La Campagna è stata rivolta a sensibilizzare e a rendere più consapevoli i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori.

Premiato con la chiave d'oro al Puglia International Film Festival di Polignano a Mare. Arrivato in nomination in quasi tutte le sezioni dedicate agli short movie, tra molti pervenute da ogni parte del mondo, il corto di Francesco Santocono ha ottenuto il maggiore riconoscimento con Alessandro Haber, premiato come miglior attore non protagonista.


Ampliando il novero dei temi trattati, dall’emarginazione, alla discriminazione, alla violenza di genere, nel 2021 Santocono ha dato alle stampe, per i tipi di Algra Editore, “Una specie di magia. Io e Freddie”, che nasce dall’ampliamento dello script del film di due anni prima. In merito all’Hiv, rimane solido il monito: prevenzione, e controllo. La relativa (ma costosa, per la sanità pubblica in Italia, come mostrato da Elena Di Cioccio nel servizio de “Le Iene”) facilità con cui un sieropositivo può “controllare” l’infezione è perniciosa perché ha portato a sottovalutare i rischi della diffusione di tale infezione, con la conseguenza che spesso, molto spesso ci si avvede dell’avvenuto contagio troppo tardi, quando l’infezione è evoluta in malattia, l’AIDS, e le terapie sono molto meno efficaci. Prevenire l’infezione e controllarsi periodicamente è l’unica vera arma: i farmaci sono solo un rimedio se è avvenuto il contagio.

Tornando all'ex Iena, Di Cioccio vuole, soprattutto, sdoganare l'ignoranza sociale sul tema dell’Hiv con l'uscita, avvenuta lo scorso 4 aprile, del libro Cattivo sangue, dove racconta la sua vita da sieropositiva.


Elena dice: «Adesso una donna sieropositiva negativizzata può rimanere incinta», raccontando come la vita di una persona con l’Hiv ora sia pressoché identica a quella persona non malata. «La medicina dice che siamo pazienti cronicizzati: in nessun modo io posso contagiare qualcuno. Un sollievo», ha proseguito la conduttrice, che nel libro parla anche della sua infanzia: è figlia del leader della Pfm Franz di Cioccio e della manager Anita Ferrari. Si è spesso ritrovata sola, senza sapere con chi si sarebbe svegliata, travolta dalle liti in famiglia e infine allo sbando. Dopo già aver tentato il suicidio in passato, muore proprio per questo motivo. Perché è stata travolta da troppo dolore per lei ingestibile. Infatti in poche righe, spiega anche che il figlio di sua madre, quindi suo fratello, è morto a tre anni, soffocato.

Nella sua vita ha sperimentato diverse dipendenze che crea una situazione di benessere illusorio. La difficoltà grossa è stata uscire dalla dipendenza dalla cocaina. Una passaggio giovanile che è poi diventato altro. Ma grazie alla madre è riuscita a rimettersi in carreggiata. Nel libro, Elena Di Cioccio, ci parla di un tipo di dipendenza "affettiva", un uomo che la picchiava, che nel momento più nero in cui pensa di emulare la madre, le invia un messaggio: “Adesso mando a tutti i numeri della mia rubrica, che è quasi identica alla tua, che sei una sieropositiva di mer*a”. La violenza non è mai soltanto fisica, ma anche psicologica che è molto più deleteria. Fortunatamente, ha trovato la forza chiudere quella relazione tossica. «Avrei solo dato di nuovo potere a quell’uomo, per l’ennesima volta non mi sarei occupata di me. Peccato che poi, anche se quell’uomo l’ho lasciato ho solo cambiato dipendenza: mi sono messa a lavorare come una matta, e mi stordivo di marijuana. Elena di giorno, sana e superperformante, ed Elena di notte, depressa, malata, strafatta di canne». (Fonte: TPI)

Oggi però Elena è rinata, poco alla volta, non ha nessun contatto con il padre ed ha capito di dover pensare prima a se stessa e non si nasconde più. Anche se poi tutto questo significa che non tutti la apprezzeranno.

È il più grande prezzo della verità!

 

Viviana Giglia

ADV --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------




top