TROVARSI. QUANDO SI È QUALCUNO

  

Il Teatro del Canovaccio produce uno spettacolo originale su Pirandello

 

© Agatino Di Polito

Si sono concluse domenica 25 febbraio le ultime repliche della pièce Trovarsi. Quando si è qualcuno. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro del Canovaccio, per la regia di Marco Longo, che si è occupato anche dell'adattamento dei testi, è andato in scena il 17 e il 18 febbraio, il 21 (replica straordinaria), e il 24 e 35 febbraio, al “Teatro del Canovaccio”.

Il testo è un mosaico ben congegnato di due testi di Luigi Pirandello, “Trovarsi”, scritto nel 1932, e “Quando si è qualcuno” (1933). Una scelta azzeccatissima da parte del regista, è stata quella di far iniziare lo spettacolo prima dell' entrata in scena sul palco. Alcuni attori sono infatti usciti dal camerino in maniera repentina, e sono comparsi nel foyer, sbalordendo gli spettatori che aspettavano di essere invitati a prendere posto nelle poltrone. Durante questa spumeggiante entrata in scena, gli attori conversano su Donata Genzi, la protagonista di "Trovarsi", e cominciano a camminare fino alla platea, seguiti da un pubblico coinvolto e scaldato da questo gradito imprevisto.

In Trovarsi, la protagonista è Donata Genzi, personaggio ispirato a Marta Abba, una grande interprete che seppe rendere giustizia a molti personaggi partoriti dalla penna di Pirandello, attrice di punta del drammaturgo agrigentino e donna con la quale ha intrattenuto una lunga corrispondenza epistolare, poiché ne era probabilmente (e segretamente) innamorato. Donata è un'attrice che infonde un po' di sé stessa in tutti i suoi personaggi, e vive pienamente in essi, ma non possiede una vita sua. Infatti quando si guarda allo specchio, dopo essersi spogliata della maschera dell'attore, lei non si vede, non si riconosce. E questo le fa paura, quanto la prospettiva di chiudere gli occhi. Non sa chi è la donna in lei, al di là dell'attrice. Donata gode dell'amore del pubblico, interpreta ruoli di grandi eroine innamorate, ma non ha mai vissuto l’amore con un uomo. Un amore tutto suo. Questo particolare scardina (ed è questo l'intento dell'autore) il preconcetto secondo cui un'attrice, per interpretare un ruolo romantico, deve prima aver fatto esperienza della passione amorosa. È questo un stereotipo che Luigi Pirandello mette in bocca ai personaggi che pungolano la protagonista, e ai quali lei risponde con una riflessione sul teatro, come accade spesso nelle opere di Pirandello:

«Perché finzione? No. E’ tutta vita in noi. Vita che si rivela a noi stessa. Vita che ha trovato la sua espressione. Non si finge più(…) Evadere! Trasfigurarsi!»

© Agatino Di Polito


Quando però conosce Elj, nipote del marchese, Donata decide di lasciarsi vedere da lui. Di vedere la sua vera essenza. Ma questo basterà a Donata per appropriarsi o riappropriarsi della sua identità? O è necessario che Donata impari a crearsi continuamente grazie al teatro e al contatto con i suoi occhi (quindi con la sua anima)? Riuscirà a guardarsi davanti allo specchio, a capire il suo destino e ad accettarlo? Queste non sono solo delle domande, ma anche delle provocazioni che colpiscono tutto il pubblico e, in ultima analisi l'essere umano. Perché per vivere una vita autentica, qualunque essa sia, è importante vedersi, e trovarsi.

Quando si è qualcuno, è un'opera complementare a "Trovarsi". Ma questa volta il dramma del rapporto fra essere e apparire non è dell'attore, bensì dell'autore.

Ha infatti come protagonista un celebre scrittore, denominato Qualcuno, il quale è divenuto un personaggio pubblico grazie al successo acquisito e alle aspettative che la gente comune, il pubblico che lo riconosce vedendolo in strada, ha su di lui. Aspettative che lo costringono a indossare continuamente delle maschere sociali, tema introdotto nel romanzo Uno, Nessuno e Centomila, mentre lui sente l'urgenza di una vita sua, in linea con i suoi desideri, ricca di stimoli nuovi. Compreso un amore svincolato dai ruoli fissi, come quello per la sua Verroccia, che trepida nell'attesa del momento sarà amata da lui totalmente, senza rimanere un passo indietro rispetto alla famiglia di lui, alle apparenze. Ma quando si è Qualcuno, si può vivere liberi da maschere e aspettative sociali? Il testo è fortemente autobiografico, ed è stato ispirato dalla travagliata vicenda di Luigi Pirandello, prigioniero della cultura ufficiale, prima della frattura col regime fascista, e del suo ruolo di drammaturgo rinomato. Il protagonista di questa drammaturgia, pur di ritagliarsi uno spazio di autenticità, inventa un alter ego giovane, intellettuale di successo, alla moda, molto amato dal pubblico e che, poi, a un certo punto, dovrà eliminare. Così come, probabilmente, lo stesso Pirandello voleva eliminare la sua maschera sociale.

© Agatino Di Polito


Anche quest'opera, come "Trovarsi", riguarda non soltanto l’autore in quanto scrittore, ma l'essere umano, che è sempre schiavo dei suoi ruoli, familiari e sociali, condannato così a reprimere quello che il personaggio di Donata Genzi definisce:

«il rigoglio di chissà quanti germi di vita, possibilità che sono in noi».

Le due commedie, dunque, contengono entrambe lo stesso messaggio, che è poi il punto cardine della visione di Pirandello e del suo impegno filosofico, profuso ampiamente nei suoi scritti: il contrasto ed il conflitto tra essere e apparire, realtà e funzione, tra le tante vite o i desideri che albergano nell'animo umano, e le convenzioni e costruzioni sociali. Un altro elemento comune a entrambe le opere, e comunque collegato al messaggio filosofico suddetto, è l'impossibilità per i personaggi di vivere l'amore vero.

Marco Longo ha fatto dialogare i due testi senza tradire le parole del drammaturgo agrigentino, grazie a una sottile escamotage: nel plot di Longo, lo Scrittore, protagonista di "Quando si è qualcuno", ha difficoltà a scrivere un copione, che viene designato con tre asterischi e non con un nome. A quel punto, fa in modo di incontrare Donata Genzi, e la persuade a raccontare la sua storia, aiutandolo a comporre la vicenda che la riguarda e ad arrivare al finale. Attraverso il sapiente lavoro di cucito fra queste due opere, alla capacità di asciugare le battute e le trame, e all'attenta rielaborazione dei personaggi, Longo ha dato al pubblico la possibilità di riflettere sulla impossibilità di cogliere l’essenza della vita, al quando si è qualcuno, al punto da non vivere pienamente il vero amore, e la difficoltà del trovarsi, nella dinamica della nostra esistenza quotidiana, alienata in maschere che non ci appartengono. È riuscito a farlo anche grazie alla produzione del Teatro del Canovaccio, che propone sempre spettacoli originali, anche quando questi sono basati sui classici della letteratura, e in particolare grazie alla collaborazione degli artisti Saro Pizzuto, Salvo Musumeci e Stefania Micale, che Longo definisce “l’origine di questa ennesima esperienza teatrale”.


© Agatino Di Polito

La Micale ha avuto il ruolo di Donata Genzi, di cui ha saputo cogliere la purezza d'animo e l'eleganza maestosa. Nel ruolo dello Scrittore abbiamo visto l'attore Saro Pizzuto, che ha dato prova anche in questa pièce della sua maestria. A interpretare Verroccia, la sua amante, è stata Carmela Silvia Sanfilippo, che si è distinta per il suo estro inconfondibile, per la sua passionalità e la sua ironia, per la sensibilità con cui è riuscita a regalare al suo personaggio, come ha sempre fatto anche in altre performance, i mondi che ha dentro. Ineccepibile anche la padronanza tecnica, sua e di tutto il cast. Salvo Musumeci ha saputo destreggiarsi egregiamente in tre ruoli: il direttore di scena; Pietro, nipote e interlocutore necessario allo Scrittore; il medico che cura Donata dopo l’incidente con Elj. Quest'ultimo, fidanzato di Donata e nipote del Conte Mola, rappresenta la convenzione, il pregiudizio comune sull’attrice che non può amare sinceramente, e ha avuto il volto dello strepitoso attore Gianmarco Arcadipane.

Ma questa squadra non avrebbe potuto brillare allo stesso modo senza Agata Raineri, che in "Trovarsi" è Elisa Arcuri, l'amica di Donata, Giovani Zuccarello e Fiorenza Barbagallo, gli invitati dell'amica. Nell'altra opera pirandelliana interpretano un gruppo di teatranti.

Le musiche, che hanno dato un ulteriore tocco di classe allo spettacolo, si devono ad Alessandro Cavalieri, e richiamano vagamente il ritmo di un charleston. Dell'assistenza alla regia si è occupata Rita Stivale, mentre il progetto grafico si deve a Clarissa Raimondo, e le foto di scena e i video a Ninni Porto.

 

Francesca Sanfilippo


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