Disabilità: una grande vergogna. Nei giorni dell’incoronazione di Carlo III vi raccontiamo una storia ancora poco conosciuta
Nelle, varie, famiglie nobili o dell’alta borghesia le malformazioni fisiche e le malattie ereditarie erano sempre ritenute una vergogna e quindi tenute nascoste. Delle malattie genetiche e della loro trasmissione ereditaria si sapeva poco, ora a seguito del progresso scientifico possiamo dire che erano in buona parte dovute ai matrimoni fra consanguinei, dove le conseguenze potevano saltare intere generazioni e ripresentarsi in seguito o colpire solo alcuni discendenti, ma in fondo alla ragionevolezza riguardo la prevenzione del rischio si sovrasta l’interesse politico di un’unione.
È opportuno però dire che non tutte le malattie erano dovute alla consanguineità, nel caso della Regina Vittoria, ad esempio, non si conoscevano casi di emofilia nella sua famiglia, e la malattia venne scoperta solo nelle generazioni.
La malattia mentale era più temuta, che condannava a un ricovero o altri terribili trattamenti in cliniche psichiatriche.
Nerissa e Katherine erano le figlie di John Herbert Bowes-Lyon e di Fenella Hepburn-Stuart-Forbes-Trefusis, entrambi della nobiltà scozzese, e John era il fratello di Elizabeth Bowes-Lyon, poi moglie di Giorgio VI d’Inghilterra, regina e madre della Regina Elisabetta II: Nerissa e Katherine erano quindi le sue cugine.
Non impararono mai a parlare e le loro facoltà mentali erano paragonabili a quelle di un bambino di 3 anni.
A quei tempi vennero diagnosticate "imbecilli": solamente con il progresso scientifico, viene riscontrato lo spettro autistico. Nel 1941, a 15 e 22 anni rispettivamente, vennero ricoverate nella clinica psichiatrica The Royal Earlswood Hospital di Redhill a Londra, che nonostante l’aspetto imponente, non era una clinica di alto livello in grado di ospitare membri della famiglia reale. La struttura era sovraffollata e 2 infermiere dovevano seguire 40 pazienti in condizioni sanitarie precarie. Per quanto la disabilità non interessava la regina e per la famiglia reale rappresentava comunque un argomento scottante.
Le sorelle non ricevettero mai denaro dalla famiglia a parte le £ 125 pagate a Earlswood ogni anno.
Nell'edizione del 1963 di Burke's Peerage in una nota riportava Nerissa e Katherine come morte rispettivamente nel 1940 e nel 1961, ma nel 1987 fu rivelato che questo era falso e che erano state invece ricoverate all'Earlswood Hospital per persone con disabilità mentali nel 1941.
Un fatto ancora più aberrante era che secondo il personale e i registri, della clinica, le ragazze non ricevettero mai alcuna visita né alcun regalo. Nerissa morì il 22 gennaio 1986 e Katherine il 23 febbraio 2014, dopo essere stata trasferita nel 1997 in un’altra clinica nel Surrey a causa della chiusura di Earlswood per presunti abusi.
La storia delle sorelle venne alla luce solo nel 1987, quando un giornalista del Sun vide la tomba di Nerissa e, incuriosito dal cognome, chiese informazioni al personale della clinica dov’era ricoverata Katherine.
Nessuno della famiglia reale partecipò ai rispettivi funerali.
«Nel 2011 fu realizzato un documentario su Nerissa e Katherine dalla Tv britannica, con interviste a chi le aveva conosciute. Il programma causò molto stress alla casa reale, che venne coinvolta in uno scandalo che ritenevano un problema della famiglia Bowes-Lyon, ma l’opinione pubblica criticò la mancanza di considerazione dei legami di sangue dei Windsor.
Le discendenti delle sorelle Bowes-Lyon giudicarono crudele il documentario, ribadendo che le due donne erano sempre state molto amate dalla famiglia.
Nel 2020 si parlò di Nerissa e Katherine nella serie The Crown di Netflix. Inutile dire che non c’è nulla di vero in quello che è stato mostrato nella serie, come la visita di Margaret, sorella di Elisabetta II, sicuramente mai avvenuta, oppure la scena che mostra la gioia delle sorelle mentre vedono la regina arrivare al matrimonio di Carlo e Diana. Pura fantasia. Crudele fantasia». (https://www.vanillamagazine.it/nerissa-e-katherine-bowes-lyon-le-cugine-dimenticate-della-regina-elisabetta-ii-1/)
Questa storia è come esempio, agghiacciante, di come la disabilità era percepita come vergogna, nonostante il ceto socio-culturale. A dire il vero, nella nostra società contemporanea, questo è un problema orribile che ancora riguarda un po' ogni nazione.
La disabilità percepita come vergogna.
Certo che grandi passi in avanti sono stati, nel mondo, compiuti (parlarne, anche attraverso un prodotto cinematografico, tv, giornali).
La verità è che in tema d’accettazione, anche solo familiare, la disabilità è vista come motivo di vergogna e si rende a nascondere il familiare; anche a causa delle discriminazioni e delle disparità, ancora presenti nella nostra zona, ricche di barriere architettoniche e mentali, la strada da percorrere è ancora molto lunga.
Katherine e Nerissa sono un esempio per tutti. Di ciò che non deve essere mai.
«Molte volte il disabile è commiserato e con ciò discriminato proprio da quelli che hanno paura di riconoscersi in lui, direttamente o indirettamente» (Giuseppe Pontiggia)
Viviana Giglia