CIRASEDDA: VENUTO AL MONDO DUE VOLTE

 

Vincenzo Ricca è Cirasedda al Teatro del Canovaccio

 


Si sono concluse il 30 aprile le ultime repliche di "Cirasedda non abita più qui", monologo andato in scena il 22, il 23, il 28 e il 30 aprile allo storico Teatro del Canovaccio, sito a Catania in Via Gulli 12, per la regia sempre originale e sapiente di Nicola Alberto Orofino, e con il brillante attore Vincenzo Ricca nel ruolo del protagonista.

La drammaturgia è stata tessuta a quattro mani dalla premiata attrice e drammaturga Alice Sgroi e da Roberta Amato, anche essa attrice navigata, talentuosa e dotata di una sensibilità fuori dal comune. La loro è una penna che taglia, che ferisce e che sa scavare nel sottosuolo della realtà, e delle diverse realtà che ci circondano, senza edulcorarne alcun aspetto, neanche il più crudo, ma facendone emergere anche le reliquie più preziose. Le due artiste avevano già scritto e interpretato insieme lo spettacolo "Dicotomie", uno spaccato dell'universo femminile e di tutte le sue sfumature. Da anni fanno parte entrambe della squadra di Orofino recitando in molte sue pièce, fra le quali l'acclamatissimo "Amleto", che da sin da questo autunno riscuote sempre più successo e di cui in questi giorni si stanno per concludere le ultime repliche straordinarie.

Alla riuscita dello spettacolo "Cirasedda non abita qui", prodotto da "Invento", hanno contribuito anche Vincenzo La Mendola e Gabriella Caltabiano, assistente alla regia.

"Cirasedda non abita più qui" è la storia di Natale, per gli amici Cirasedda, vezzeggiativo donatogli dalla madre Carmela. Dopo tanti anni trascorsi al Nord Italia il protagonista torna a visitare la sua casa, insieme ai ricordi amari della quale è permeata e alle ombre che sporcano quel panorama incantato che per ogni bambino è il mondo. Natale infatti cresce molto in fretta nella sua casa in periferia, dove aiuta la madre con i clienti di quella stessa "putia" che di notte diventa l'antro in cui Carmela, l'unico Sole nell'infanzia ombrosa di Cirasedda, svolge il mestiere più antico del mondo. Il lavoro della madre dà adito allo scherno da parte degli altri ragazzini e della gente che ruota attorno alla loro quotidianità. Così Cirasedda trascorre le sue giornate sul "pisolo" di casa sua, fra gli amici che conoscono la sua storia, come il transessuale "Sorpresina", e le mancanze relative al rapporto con Carmela, che lo adora ma che non può darsi a lui come fanno le altre madri. Fra la collezione delle figurine "panini", che fanno sognare ogni ragazzino delle sua età e le immagini torbide che rubano l'innocenza ai suoi occhi dolci come due "cirase", sostantivo dialettale siciliano che si traduce con "ciliegie".


Seduto sul pisolo di casa sua il ragazzo si racconta a tutti noi lasciando trasparire rabbia, amarezza, ma anche una vitalità estrema coniugata all'umorismo un po' salace tipicamente siciliano. Ma un giorno nella vita di Cirasedda e Carmela arriva un uomo, il signor Gioacchino, cambiando la routine delle loro vite. Da lì in poi la storia prende una piega diversa e un evento in particolare rivoluzionerà il percorso del giovane con la forza di un terremoto. Cirasedda si troverà davanti a un bivio che in fondo ogni figlio è costretto ad affrontare, a prescindere dal retaggio esistenziale diverso che ognuno di noi si porta dietro: vivere avvolto nel bozzolo del nucleo familiare o spiccare il volo verso una nuova vita. E rinascere.


La storia ruota attorno al rapporto fra madre e figlio e alla capacità che hanno le madri di donare la vita in tanti modi diversi e non soltanto mediante il parto. Viene raccontata da un portentoso Vincenzo Ricca, che in circa 60 minuti di monologo dà voce, corpo, cuore e sangue, a un personaggio che potrebbe essere uno dei tanti ragazzi invisibili vittime di storie amare, dimenticati dalla società. Natale potrebbe essere uno di noi o uno dei nostri ragazzi. A ispirare la stesura di quest'opera è stato un fatto di cronaca, una vicenda di mafia il cui agnello sacrificale è Pinuccio, un bambino che ogni giorno stava seduto sul "pisolo" di casa sua ad aspettare che quelli che lui definiva come i fidanzatini della madre terminassero di consumare nella stanza di lei. La vicenda di Cirasedda non ha gli stessi risvolti anche se è una storia cruda, oltre che densa d'amore, come soltanto le storie vere riescono riescono ad essere. E forse in qualche modo riscatta tutte le vittime innocenti come Pinuccio. O magari semplicemente li salva dal buco nero dell'oblio, che dovrebbe inghiottire soltanto, e irreversibilmente, l'abuso sui minori, ogni tipo di violenza e la marginalità.

 

Francesca Sanfilippo

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