PENSATI DISABILE

 

 

Viviamo in una società malata che soffre di abilismo dove ognuno è identificato nella propria condizione

 


Dopo mesi di attesa e anticipazioni, il sipario si è finalmente aperto sulla 73esima edizione del Festival di Sanremo 2023. Dal palco dell’Ariston Amadeus ha inaugurato la cinque giorni di musica e spettacolo nel cuore della città ligure. Al suo fianco Gianni Morandi, insieme alla figura più influente della scena fashion italiana: Chiara Ferragni. La presenza dell’imprenditrice digitale ha confermato la sempre maggiore rilevanza ricoperta dalla moda anche nella cornice di una competizione canora.

La prima serata è stata inaugurata da un abito a corolla di seta nero arricchito dalla stola decorata dal claim Pensati Libera, frutto del lavoro del duo artistico Claire Fontaine per Dior. «È dedicato a tutte le donne che hanno voglia di sentirsi semplicemente loro stesse senza essere giudicate» ha scritto su Instagram la stessa Ferragni.

La sera stessa e nei giorni a seguire i social network sono stati invasi dalla foto con la stola, peró con frasi differenti.

Ovviamente quella che ha attirato la mia attenzione è: PENSATI DISABILE, e voglio condividere la mia riflessione con voi

Se non vivi la disabilità, fa’ uno sforzo e prova ad immaginarti disabile, tramite le parole di chi la vive questa condizione. Fa risuonare le nostre voci nella tua mente, dà loro un piccolo spazio.

Perché? Perché, innanzi tutto, esistiamo e siamo parte della realtà.

Anche se ognuno di noi vive la sua condizione in modo differente. Ma è proprio questo confine frastagliato che porta alla luce la complessità.

Complessità data dalla varietà ed eterogeneità che nei media tradizionali e social network adesso proviamo a trattare. Spesso da persone disabili, come me, che tentano di educare le persone/generazioni future alla diversità, il rispetto e la percezione degli altri.

Quindi, prova ad immaginare di essere disabile, che sia una componente rilevante della tua vita: protesi, cecità, carrozzina etc., noti qualcosa che non va?

Non credo che l’ideale migliore per capire la disabilità sia avere più momenti in tv, giornali e media (anche se sarebbe ottimo per parlare di più tematiche) ma vedere persone talentuose, di spettacolo, musicisti, presentatori, attori ospiti che possono essere disabili, e vedere che questo non desta alcuno scalpore.

Rick Allen, batterista inglese disabile - photo by Raph_PH

Perché, al netto delle nostre compromissioni, non c’è cosa che non possiamo fare.

Ovviamente, tutto dipende dallo stigma e dall’accessibilità nella società.

La società contemporanea è veramente "ignorante" in molti contesti inerenti alla diversità.

Vi faccio un esempio per capirci meglio:

Perché una persona con una disabilità, nel mio caso una antipatica malattia neurodegenerativa, non può innamorarsi o meglio vivere l'amore?

Siamo donne e uomini con tutto al posto giusto. Già perché se una donna "normo" può stare con un uomo in carrozzina, nessuno mette becco; viceversa l'uomo viene stigmatizzato come il badante, ma questo perché c'è troppa paura e ignoranza. Vi assicuro i "disabili non siamo persone asessuate", ma per la società contemporanea ci dice che noi siamo le nostre compromissioni, che loro "normo" accolgono e accettano in tutto e tutti.

Mi viene da ridere solo scrivendo quest'affermazione, perché sicuramente non è così. Viviamo in una società malata che soffre di abilismo (discriminazione nei confronti delle persone disabili) che giudicano senza conoscere il nostro dolore e il desiderio di sentirsi liberi di vivere: possiamo affermare in modo generale che la nostra sia una società che presupponga che tutte le persone abbiano un corpo abile.

Dopo questo tuo sforzo immaginativo, lo vedi anche tu?

Con il passare del tempo, la disabilità non è più vista come un peso sulla società (almeno nelle grandi città), ma un valore aggiunto, qualcosa che riguarda tutti. Basta considerare che il termine disabile (o diversamente abile) ha sostituito la vecchia definizione del concetto di handicap. La stessa parola disabile inizia ad acquisire una diversa dimensione espressiva rispetto al significato del termine.

Infatti se analizziamo con attenzione l’etimologia della parola, possiamo dedurre come il termine handicap implica un concetto negativo: cioè, un qualcosa che può evidenziare aspetti di inadeguatezza che un soggetto affetto da disabilità ha nel mondo moderno.

Non dimentichiamo che ancora ci sono persone, come nella mia zona, dove si dice per offendere: handicappato!

Certo che forse di strada ne abbiamo fatta se proprio vogliamo ricordare che, fino a qualche anno fa, le persone con disabilità venivano, spesso, nascoste per vergogna. La verità però è una: «La disabilità nella società di oggi non è vista come un valore in cui potersi riconoscere, ma come un difetto da mascherare, da capire, da accettare, da accogliere, ma che sempre difetto resta. Dobbiamo proporre dei modelli credibili di vita». (Cooperativa Centro Life)

Adesso provaci: SENTITI DISABILE!

 

 

Viviana Giglia

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