DISCRIMINAZIONE E DISABILITÀ

 

L’inaccettabile “normalità” di segregare chi non è “normale”, ancora nel 2023. Vediamo casi, norme e prassi, e come poter uscire da questo pozzo di disumanità

 


L’hotel che vuole mettere il disabile in una “saletta un po’ in disparte”: «Ci hanno umiliati perché non era gradito a tavola»
(Fonte: open.online)

Questa è una delle principali notizie che, i primi di marzo 2023, rimbalzava sui TG nazionali e sui social network.

Cos'è successo?

Proverò a riassumere brevemente la disavventura che una coppia con un figlio di 24 anni, affetto dalla sindrome di Norrie, non vedente con disabilità molto grave, ha avuto in un albergo del Trentino durante la propria vacanza. Alla famiglia è stato chiesto, dai proprietari dell'albergo, di spostarsi per il pranzo in un'altra saletta perché il figlio «era un fastidio per gli altri clienti».

«Volevano sistemarci in una sala isolata, con i vetri oscurati da un mosaico. Di fronte a una richiesta del genere abbiamo deciso di andarcene, ma voglio anche far sapere cos’è successo. Ci metto la faccia perché nessuno subisca più un’umiliazione così. Mi sono rivolta a questa struttura a 4 stelle. E come faccio sempre, ho mandato loro una mail specificando che mio figlio è un non vedente affetto da grave disabilità. Lo faccio proprio perché non amo le sorprese»: queste le parole dette dalla signora Bonaccorsi che decide di interrompere la vacanza di una settimana, andando via pagando soltanto i 3 giorni che è rimasta e torna a Roma. La direzione dell’hotel, contattata dal quotidiano, non ha voluto rilasciare repliche. «Dopo che ce n’eravamo andati dall’hotel ci hanno mandato una mail di scuse ma io non la accetto, mi dispiace», conclude Bonaccorsi.

Tempestivamente gli albergatori mandano per mezzo stampa un comunicato con la loro versione dei fatti: «L’hotel ha la priorità di garantire il benessere di tutti i suoi ospiti, alcuni clienti si sono rivolti ai gestori per chiedere una maggiore tranquillità, a causa delle urla nella sala da pranzo» chiedendo alla famiglia di «spostarsi in una saletta intima, raccolta […] un luogo nel quale a Tommaso venissero garantite la massima discrezione e la possibilità di esprimersi liberamente». (Fonte: open.online).

Non ci soffermiamo ancora sul singolo accaduto perché, di fatti analoghi di discriminazione verso i "disabili /diversi" quotidianamente sono riportate dai giornali. Come un’ANSA di mesi fa scrive: «Prima derisa, umiliata e invitata ad andarsene, ora accanimento e crudeltà. Succede a una signora sorda di 76 anni» in un ufficio delle Poste Italiane a Pescara.

 La disabilità fisica e cognitiva è nella società contemporanea è ampiamente presente ma trascurata e privata dei diritti necessari.

Da anni, chi come me è disabile ed i suoi cari, ci battiamo per una reale inclusione e per superare il muro dell’indifferenza. È assolutamente inaccettabile che nel 2023 la discriminazione sia ancora normalità.

Cosa si intende per discriminazione?

La discriminazione si verifica quando una persona è trattata con meno riguardo di un'altra in una situazione simile solo in quanto appartiene, o viene percepita come appartenente, ad un determinato gruppo o categoria di persone. Le persone possono essere discriminate a causa: dell'età, della disabilità, dell'etnia, dell'origine, delle idee politiche, della razza, della religione, del sesso o del genere, dell'orientamento sessuale, della lingua, della cultura o per altri motivi. La discriminazione è spesso risultato dei pregiudizi che rendono le persone impotenti e le limita nello sviluppo delle loro competenze addirittura, spesso anche, nell'accesso al mondo del lavoro, ai servizi sanitari, all'istruzione o all'alloggio.

Parlando di disabilità è corretto parlare della legge 67 del 2006 che è una legge di civiltà: sancisce il diritto di chi vive una condizione di disabilità a non essere discriminato e prevede che il tribunale competente per territorio possa ordinare la cessazione di un atto o di un comportamento che discrimina. È importante l’ individuazione di ogni forma di discriminazione, che si ha quando una prassi, un provvedimento involontario o un comportamento in apparenza neutro mettono una persona disabile in una posizione di svantaggio rispetto agli altri. Importante è il riferimento all’art. 3 della Costituzione, l’art.1 della normativa in esame intende garantire la “piena attuazione” della Legge 104/1992 , al cui articolo 3 viene definito disabile colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. La legge fa due distinzioni: tra discriminazione diretta ed indiretta. La discriminazione diretta si riferisce quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga.

Invece si parla di discriminazione indiretta quando: una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone. Sono considerati come discriminazioni le molestie cioè tutti quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, detto semplicemente creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.

Infine, ma non meno importanti, ci sono le molestie. Ciò avviene nel caso in cui le persone con disabilità vengono denigrate con parole e azioni offensive, umilianti e dolorose. E’ il caso in cui ci si trovi, ad esempio a scuola. Ad esempio la molestia nasce da un alunno normodotato che dice al suo compagno con disabilità di non volersi sedere accanto a lui. Il motivo? Per paura di poter diventare anche lui stesso disabile.

Per questo la persona detta "disabile" che ritiene di avere subito un atto discriminatorio sia privato che dalla pubblica amministrazione può presentare il ricorso presso la cancelleria del tribunale civile in composizione monocratica e può chiedere sia la cessazione del comportamento discriminatorio che il risarcimento del danno.

Nel caso in cui il ricorso sia stato approvato dal tribunale l’ordinanza è immediatamente esecutiva e la sua mancata osservanza fa scattare il procedimento penale di cui all’art. 388 primo comma del codice penale.

Probabilmente ciò che molti non sanno è:che la legge tutela la dignità delle persone con disabilità. Basti pensare ai recenti arresti a Licata per violenza fisica ed umiliazioni nei confronti di disabili mentali.

Come vengono visti i disabili nella società

«La disabilità nella società di oggi non è vista come un valore in cui potersi riconoscere, ma come un difetto da mascherare, da capire, da accettare, da accogliere, ma che sempre difetto resta. Dobbiamo proporre dei modelli credibili di vita».

(https://www.assistenzaanzianipalermo.it/news/la-disabilit-nella-societ-di-oggi-8.html#:~:text=%C2%ABLa%20disabilit%C3%A0%20nella%20societ%C3%A0%20di,dei%20modelli%20credibili%20di%20vita.%C2%BB)

Però concetto di persona con disabilità si è evoluto nel tempo, passando dall'essere un difetto o una causa di discriminazione, a diventare addirittura causa di eugenetica, per diventare poi una sfida a creare un mondo più inclusivo.

Cos'è l'inclusione?

Per le persone disabili inclusione sociale significa che possono rivendicare i propri diritti e avere una buona istruzione insieme a bambini normodotati poter, avere un lavoro retribuito adatto alle proprie capacità, poter fare delle scelte.

In conclusione credo che basterebbe solo dare un peso equo a tutti gli individui. Solo in questo modo, non ci sarà una distinzione tra "normali" e non. Così facendo, tutte le persone saranno accettate nello stesso modo. Per poter garantire ciò, bisognerà partire dall’inclusività. Capire quali sono i vari elementi che possono far sentire una persona inclusa nella società attuale.

 

Viviana Giglia

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