BIOGRAVIE, PER OGNI VIA UNA VITA

 

Carlo Decio conduce lo spettatore in un viaggio teatrale verso le vi(t)e delle città



Si sono concluse giorno 29 ottobre al CUT (Centro Universitario Teatrale) di Catania, le repliche del monologo BiograVIE-A spasso per le viTe della città, selezionato dal Catania Off Fringe Festival. Lo spettacolo è stato diretto e interpretato da Carlo Decio, attore, mimo, marionettista e speaker, formatosi all’Accademia D’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, con alle spalle quindici anni di carriera, durante la quale ha portato in giro per il mondo ben mille spettacoli, lavorando con maestri di fama nazionale e internazionale.

BiograVIE-A spasso per le viTe della città” ha visto il suo debutto nel 2020 al Teatro Carcano di Milano, dove è stato presentato da Decio e dal regista e coautore Alberto Oliva, per una produzione di Teatro de Gli incamminati. L’idea di fondo nasce da alcune riflessioni dei due autori, riportate poi da Carlo Decio durante lo spettacolo, nei momenti in cui svestiva i panni del protagonista e interagiva con gli spettatori:

«Un giorno, camminando tra le vie della mia città, mi sono imbattuto in una via principale, che da sempre nominavo quando avevo un appuntamento in centro o andavo a fare la spesa o per incontrarmi con gli amici. In un attimo, realizzai che non mi ero mai chiesto chi fosse la persona che dava il nome a quella via, quel nome che conoscevo così bene perché ogni giorno pronunciavo il suo nome. E nonostante questo, non avevo la minima idea di chi fosse. In Italia non esiste un solo luogo che non abbia un nome. Ogni strada, via, vicolo, ponte, piazza o scuola porta il nome di donne o uomini che si sono distinti per meriti particolari nel corso della loro vita. Ma chi sono i personaggi che danno i nomi ad ogni angolo delle nostre città? Le vite che si nascondono dietro quei nomi sono storie straordinarie, altre addirittura sono anche protagoniste di cambiamenti della Storia».

Nel monologo il protagonista è un artista di strada, attratto dai nomi delle vie, il quale tutte le sere sceglie una nuova strada dove dormire. Ogni notte aggiunge una nuova vita alla collezione di “biograVie”, che porta con sé come suo unico bagaglio. Una valigia piena di storie da raccontare, da raccogliere per realizzare un folle ma dolce sogno: scrivere la storia dell'umanità attraverso le tante piccole storie personali della gente che si offre al suo ascolto, e veder sorgere, un giorno, una piccola via dedicata a lui, così qualcuno potrà ricordarlo, così come lui ricorda gli altri.



Carlo Decio entra in scena con una valigia in mano. Al centro del palco vi sono degli scalini scenografici. L' attore interagisce sin da subito col pubblico ed esegue numeri di giocoleria servendosi di oggetti d'uso comune, come una pallina di gomma o un manico di una scopa. Dopo questo ingresso spassoso veste i panni del vagabondo protagonista, sdraiandosi negli scalini con una coperta addosso, simulando un risveglio e travestendosi grazie ad una maschera che ritrae il volto di un anziano, un bastone e un cappotto con le toppe. Il protagonista comincia a raccontare di sé e del suo sogno di collezionista di storie. Una volta smessi i panni del vagabondo, l’attore passa dal momento performativo a un vero e proprio dialogo con il pubblico, durante il quale dedica uno spazio cospicuo alla toponomastica locale, citando Peppa la cannoniera, eroina delle insurrezioni antiborboniche catanesi a cui è dedicata una famosa via di Catania, e tanti altri personaggi. Vediamo adesso un Carlo Decio che, con l'espressione sognante, confessa di desiderare un mondo ideale dove ogni strada è dedicata a un personaggio diverso della Storia, attenzionando anche le grandi dimenticate: le donne. Significativi in questo frangente sono due aforismi che condensano il senso dell’intera performance:

«Una grande vita diventa una via, prima o poi da qualche parte nel mondo»

«Da vita a via, perdi la t, ma guadagni l’eternità»

Decio utilizza oggetti di scena e diversi stratagemmi creativi, legati soprattutto all'arte della giocoleria, per introdurre alcuni personaggi, o forse dovremmo dire le persone citate nel monologo. Ad esempio, monta dei fazzoletti di carta per creare l'illusione di un velo da sposa quando racconta la storia di Giuseppina Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca. Nata a Milano il 9 dicembre del 1974 dai genitori Guido di Marineo ed Elena Manzoni, fin dal 1997 percorre la strada dell'arte performativa. Riesce ad avere successo creando oggetti con del materiale di riciclo e realizza un numero considerevole di mostre personali e collettive. Il filo conduttore delle sue opere è la trasformazione degli oggetti in altri oggetti, generalmente con il semplice uso delle forbici: ad esempio, le foto delle persone che le hanno dato un passaggio in macchina, durante i suoi viaggi, vengono ritagliate, soprattutto nella parte che ritrae i volti, fino ad assumere la forma di un mezzo di trasporto. Una delle sue creazioni più estrose è Surgical mutations ("Mutazioni chirurgiche") è costituita da foglie raccolte in un bosco e ritagliate in modo da trasformarle in foglie di altre specie vegetali. Ma Pippa Bacca era, sopra ogni altra cosa, un'artista attivista. È per questo che nel 2008 intraprende un viaggio, con destinazione Gerusalemme, che aveva lo scopo di attraversare 11 Paesi dilaniati da conflitti armati, vestendo un abito da sposa al fine di promuovere la pace e la fiducia nel prossimo e di raccontare, attraverso rituali e fotografie, la forza intrinseca del genere femminile e le sue battaglie per portare nel mondo armonia, rappresentate da un abito nuziale che nel viaggio si sporca e si consuma. A indossare un abito da sposa fu anche un'altra artista, Silvia Moro, sua compagna di viaggio e di ideali. Questo tour della pace iniziò a Milano l'8 marzo (Giornata Internazionale Della Donna) e, dopo aver attraversato Slovenia, Croazia, Bosnia e Bulgaria, Pippa e Silvia arrivarono in Turchia il 20 marzo. Secondo il programma, avrebbero poi dovuto continuare attraverso Siria, Libano, Giordania, Cisgiordania e Israele, arrivando a Gerusalemme per la metà di aprile. Nel corso del viaggio, però, dopo essersi separata a Istanbul dalla compagna, con cui prevedeva di rincontrarsi dopo pochi giorni a Beirut, il 31 marzo 2008 Pippa Bacca fece l'autostop sulla strada per Gebzee, ma fu violentata e uccisa dall'uomo che le aveva dato un passaggio. Il responsabile del suo assassinio, il trentottenne Murat Karataş, fu individuato per aver fatto uso del cellulare della vittima, e successivamente condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione dalla Corte di Cassazione turca. La sua morte scosse l'opinione pubblica, compreso il primo ministro turco, Erdoğan, ma anche scrittori, registi e cantanti da tutto il mondo, i quali dedicarono a Pippa le loro opere. Per onorare il suo ricordo di grande artista, simbolo di pace e di libertà, le viene inoltre dedicato il Giardino della Casa degli Artisti di Via Tommaso da Cazzaniga, a Milano.

Questa ed altre le vite preziose raccontate in questo viaggio culturalmente arricchente, che risulta un po' troppo didascalico per essere una performance, ma che ha comportato un coinvolgimento significativo del pubblico, e che contiene un messaggio umano molto forte e dall'elevato valore pedagogico e civile.

 

Francesca Sanfilippo

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